Una mobilitazione con migliaia di lavoratrici e lavoratori, coinvolti nelle iniziative di protesta e informazione, quella per il rinnovo del contratto della sanità privata accreditata, fermo da dodici anni. La mobilitazione a sostegno delle trattative, che ha portato allo sciopero regionale dello scorso dicembre, è ripartita, quando, nei primi mesi dell’anno, Aris e Aiop, le due associazioni che rappresentano la gran parte dell’imprenditoria privata in sanità, hanno rifiutato di mettere anche solo un euro nel rinnovo del contratto nazionale.
Da marzo a oggi, i sindacati hanno organizzato oltre venti presìdi nelle strutture private della sanità accreditata di Roma e del Lazio, circa cento in totale. Dal Fatebenefratelli dell'isola Tiberina all’Icot di Latina, con bandiere, presidi, assemblee e volantinaggi per informare anche la cittadinanza delle difficoltà vissute ogni giorno da lavoratrici e lavoratori: sono 25.000 nel Lazio, 300.000 in tutta Italia, e ogni giorno mettono al servizio della salute di tutti noi la loro competenza. Ancora oggi, tanti sono precari o con contratti pirata e lavorano in condizioni difficili, aggravate anche da eccessivi carichi di lavoro e turni estenuanti. Sono infermieri, Oss, tecnici, amministrativi e tante altre professionalità, che non hanno ancora visto, rispetto ai colleghi del pubblico, il giusto riconoscimento salariale, un avanzamento delle tutele e dei diritti, un percorso certo di crescita professionale. Sono penalizzati, tra l’altro, nella formazione - il cui obbligo ricade tutto su di loro, senza il contributo dei datori di lavoro - come nella regolamentazione dei permessi e delle malattie dei figli.
“La mancanza di un adeguamento normativo ed economico nel contratto, fermo da dodici anni – dichiarano i segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Roma e Lazio, Natale Di Cola, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini –, è una vergogna, e lo stiamo dicendo con forza, ogni giorno. Alle responsabilità della Regione, cui chiediamo di portare avanti l’impegno per regolamentare meglio il sistema dell’accreditamento, per lavorare per la trasparenza dei bilanci delle strutture accreditate e per fare ordine nei contratti applicati, aggiungiamo l’inaccettabile atteggiamento delle parti datoriali. Rendersi indisponibili a versare una quota parte di risorse per il rinnovo dei lavoratori, che effettivamente erogano le prestazioni - finanziate da soldi pubblici - e contribuiscono ai profitti, in alcuni casi milionari, delle proprietà private, vuol dire scaricare i costi sul pubblico e tenere per sé i guadagni: è irresponsabile e offensivo, soprattutto quando si parla di servizi alla salute”.
“Dopo questo intensissimo periodo di iniziative, pressoché una al giorno, nelle strutture e sotto le sedi di Aris e Aiop – proseguono i tre dirigenti sindacali –, lunedì 15 aprile faremo il punto sulla vertenza a livello nazionale con l’attivo unitario, cui parteciperanno i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Landini, Furlan e Barbagallo, dalle 10 all’Auditorium di via Rieti a Roma. Da lì si aprirà una nuova fase della mobilitazione non solo nella nostra regione, ma per tutti i territori. Vogliamo il contratto e lo otterremo”.