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Senso di responsabilità: è quello che porta le lavoratrici e i lavoratori della sanità, sia pubblica che privata, a non scendere in piazza, a non scioperare pur avendone voglia. È lo stesso senso di responsabilità che in questi lunghi mesi di pandemia li ha visti e viste sempre al lavoro, coprendo turni massacranti, rinunciando a riposi e ferie e lavorando in condizioni a dir poco emergenziali, in molti casi estreme. È quel senso di responsabilità che è servito e ancora serve ad arginare la pandemia che non è finita. È quel senso di responsabilità che ha messo e continua a mettere la tutela della salute dei cittadini e delle cittadine come bene fondamentale al primo posto, che viene prima dei pur altrettanto legittimi diritti di chi quel bene lo garantisce ogni giorno con il proprio lavoro.
“Sì è deciso di esonerare dallo sciopero i settori della sanità, sia pubblica che privata, insieme alle Rsa, perché la salute delle cittadine e dei cittadini, in questa fase di pandemia, va garantita anche oltre le prestazioni che normalmente sono assicurate in caso di sciopero”. Lo affermano Barbara Francavilla e Michele Vannini, segretari nazionali della Fp Cgil. “L’emergenza nella quale ci troviamo - proseguono i dirigenti sindacali - e che registra in questi tempi una recrudescenza, va gestita con attenzione, così come parallelamente c’è da dare impulso alla campagna vaccinale. Impegni che pongono la salute delle cittadine e dei cittadini come priorità assoluta. In ogni caso renderemo visibili le ragioni della protesta in sanità, perché le lavoratrici e i lavoratori pur garantendo la salute di tutti protestano per chiedere giustizia. Che in sanità vuol dire: rafforzare il Servizio sanitario nazionale, procedere ad assunzioni stabili e di qualità, garantire risorse adeguate per il rinnovo dei contratti; così come, intercettando le rivendicazioni confederali, per tutti i professionisti della sanità serve un fisco giusto, un'equa riforma delle pensioni, il contrasto alla precarietà”.
Oltre 20 mila contagi giornalieri, ieri 120 decessi a causa del Covid, circa 6 milioni di uomini e donne che ancora non hanno ricevuto il siero e l’avvio della campagna vaccinale per i bimbi e le bimbe non consentono nemmeno un attimo di pausa. Ricordiamo che la cura delle persone viene garantita in una situazione di grave carenza di personale e di precarietà, perché molti operatori, dai medici agli infermieri, lavorano con contratti precari quando non a partita Iva, dunque le ragioni per incrociare le braccia ci sono davvero tutte. Dice Stefano Cecconi della Cgil nazionale: “Occorre assicurare senza interruzioni tutte le prestazioni per garantire il diritto alla salute e alle cure dei cittadini e continuare la campagna vaccinale. Il perdurare della situazione di emergenza che investe i servizi sanitari e assistenziali impone questa scelta responsabile”.
Ma per i sanitari in prima linea è davvero difficile non essere in piazza con gli altri lavoratori. Andrea Filippi è il responsabile dei medici della Fp Cgil, ed è anche un medico ospedaliero che riflette con noi: “La tutela della salute, per noi, è centrale nelle politiche sanitarie e sindacali: la salute è un valore che attraversa tutti i diritti di cittadinanza”. “È proprio per questo – aggiunge Filippi - che sentiamo la responsabilità di non essere complici del disastro che si è consumato negli anni è che ha portato a fare argine con fatica alla pandemia”. I camici bianchi non scioperano, dunque, ma le ragioni per protestare sono tante. Dice ancora il sindacalista: “Le iniziative del governo sulla sanità sono assolutamente insufficienti. Lo sono dal punto di vista economico, nonostante il lieve incremento di risorse, nei prossimi anni lo stanziamento di Pil destinato al Fondo sanitario nazionale decrescerà. E lo sono ancor di più per quanto riguarda la riforma del Ssn. Le proposte di cui si discute al ministero della Salute non modificano l’assistenza territoriale, lasciano invariato il sistema di cure primarie e di medicina generale, non intervengono sull’integrazione socio sanitaria”.
C’è un misto di delusione e rabbia nelle parole di Filippi. che conclude il suo ragionamento: “Soprattutto l’assenza di vincoli di spesa per il personale che dovrebbero essere imposti alle Regioni, apre la strada alla esternalizzazioni e quindi alla privatizzazione dei servizi sanitari”.
Garantiranno il diritto salute, non incroceranno le braccia e non saranno in piazza, ma la loro amarezza e la loro protesta si faranno sentire e forte.