Si sono incontrati questa mattina sindacati e Aran, la volontà del governo era quella di chiudere il rinnovo contrattuale del 2022-2024 della sanità. Ma come ormai è abitudine, le condizioni poste sul tavolo non erano accettabili per lavoratori e lavoratrici. L’accordo quindi non è stato firmato.

La trattativa

La trattativa va avanti da mesi, e la ragione è semplice: le risorse che il governo ha messo sul tappeto sono troppo poche. Lo sono per tutto il comparto del lavoro pubblico, visto che è circa un terzo di quanto l’inflazione si è mangiata negli ultimi tre anni. Sono poche tanto più che gli operatori sanitari italiani sono i peggio pagati d’Europa e stanno scappando dalla sanità pubblica. Non solo, le condizioni di lavoro a cui sono sottoposti sono diventate insopportabili vista la scarsità di personale. E con la manovra appena approvata, è stata pure limitata la possibilità di sostituire chi va in pensione.

Il rinnovo non firmato

Il contratto riguarda oltre 580mila dipendenti del Ssn, tra infermieri, tecnici e personale non medico. L’Aran ha previsto un aumento medio mensile di 172 euro. L’obiettivo era quello di ripetere quello che è successo con il rinnovo delle funzioni centrali: firmare con chi ci sta. I sindacati di categoria si erano infatti divisi. La scommessa del governo, dunque, era che i favorevoli raggiungessero anche in questo caso la maggioranza del 51% della rappresentanza. Così non è stato. Dopo una lunga trattativa all'Aran, Nursind, Cisl, Fials erano favorevoli all’accordo, mentre non hanno firmato il Nursing up, la Cgil e la Uil. Risultato? Non è stata raggiunta la maggioranza necessaria.

La ragione della mancata sottoscrizione

Il perché lo illustra Michele Vannini, segretario nazionale della Fp Cgil: “La bozza di contratto proposta da Aran non dava le risposte necessarie alle lavoratrici e ai lavoratori della sanità. Troppo poche le risorse per incrementare gli stipendi, nessuna risposta sulle indennità, un evidente messaggio ai lavoratori che per incrementare le proprie entrate dovevano essere disponibili a lavorare di più. Un surrettizio incremento dell’orario di lavoro in un comparto afflitto da condizioni di lavoro insopportabili”.

Non è solo questione di soldi

In ogni piattaforma c’è anche una parte normativa, quella che dovrebbe contribuire a migliorare le condizioni di lavoro e la valorizzazione professionale. Ebbene, anche da questo punto di vista ciò che aveva proposto l’Aran non rispondeva alle richieste dei sindacati. È ancora Vannini a spiegare: “Non c’erano strumenti sufficienti per la valorizzazione di carriera dei professionisti, e l’introduzione dell’assistente infermiere, così come proposta, avrebbe rappresentato una pietra tombale per la valorizzazione degli oss. Un testo che avrebbe alimentato la conflittualità dentro le aziende, non portando soluzioni su mensa e retribuzione nelle ferie. Ora bisogna aprire una fase nuova, con il coinvolgimento delle Regioni e ci aspettiamo che il Governo faccia il necessario per dare in tempi rapidi un contratto che dia risposta alla totalità delle lavoratrici e dei lavoratori”.