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C’è ancora una parte di mondo che crede nella democrazia. È questo il primo e il più importante dato che emerge dalle analisi del voto per il rinnovo delle rappresentanze sindacali unitarie nei servizi pubblici e nella conoscenza. Mentre venti di guerra sconvolgono il continente e la fiducia dei cittadini nei confronti della politica crolla, registrando livelli di partecipazione bassissimi nelle tornate elettorali nazionali e locali. Mentre i parlamenti spesso ratificano senza discussione decisioni prese altrove da élite di pochi soli al comando, milioni di lavoratrici e lavoratori, nonostante lo spettro del contagio e il telelavoro, hanno voluto esprimere il proprio voto nelle giornate del 5, 6 e 7 aprile scorsi. Si sono presentati sul proprio posto di lavoro, hanno scelto la propria lista, il proprio sindacato di riferimento, hanno dato la preferenza alle candidate e ai candidati che gli sembravano più credibili. Una boccata di ossigeno in questo mare di disillusione e di distacco, in questa infinita spirale verso l’individualismo e il disincanto.
Con una affluenza media che, comparto per comparto, ha superato – in alcuni casi abbondantemente - il 70 per cento degli aventi diritto, la prima vincitrice di queste elezioni, attese anche perché rimandate di un anno per l’emergenza sanitaria, è stata la democrazia. La voglia di partecipare. Di scegliere le proprie delegate e i propri delegati. Non era una sfida semplice, ma l’obiettivo delle organizzazioni di rappresentanza di concedere poco o nulla alle difficoltà di questi ultimi anni è stato raggiunto.
Un dato fondamentale per introdurre e dare ancora più valore al fatto che le categorie della Cgil, la Fp per i servizi pubblici e la Flc per la conoscenza, si sono confermate ancora una volta al primo posto. In molti casi migliorando il risultato uscito dalle urne nel 2018.
Lo confermano i numeri che sono arrivati dal mondo della scuola, dell’università, della ricerca, dell’alta formazione artistica e musicale, dove il dato di partecipazione è al 71,2 per cento e la Flc Cgil, la Federazione dei lavoratori della conoscenza, è cresciuta sia in termini di voti assoluti che in percentuale, aumentando il proprio consenso di oltre un punto e confermandosi primo sindacato in tutti i comparti, con un distacco molto ampio rispetto al secondo. Di “duplice vittoria” ha parlato Francesco Sinopoli, il segretario generale della categoria, sottolineando in un messaggio a tutte le strutture che si sono spese in questi mesi di campagna elettorale, che “alla crisi della democrazia si risponde solo riprendendo la parola, organizzandosi dal basso, riconquistando spazi di partecipazione e azione diretta” e che “la Cgil, più di qualunque altra sigla, ha creduto nel voto, nella attiva presa di parola delle lavoratrici e dei lavoratori, e ha difeso questo fondamentale appuntamento”.
“Siamo il primo sindacato in tutti i settori – ha scritto il leader della Flc Cgil - e il consenso ottenuto in termini di voti è ancora una volta molto superiore al numero degli iscritti che continuano ad aumentare in modo significativo anche quest’anno, rafforzando un dato storico e costitutivo del nostro essere sindacato inclusivo e con visione del futuro”.
“I lavoratori pubblici hanno scelto la partecipazione”, è il commento di Serena Sorrentino, segretaria generale della Funzione pubblica Cgil, la categoria che rappresenta i lavoratori dei servizi pubblici. La Fp si conferma, anche questa volta, il sindacato più votato. “La tendenza generale dimostra un’alta affluenza, soprattutto in alcuni comparti quali le funzioni locali e le funzioni centrali, dove ha votato rispettivamente il 76 e il 75 per cento degli aventi diritto”.
Dalle prime analisi, la categoria può registrare “una crescita considerevole nel comparto delle funzioni locali, dove il dato elettorale del 2022 ci consegna un record di preferenze e un distacco dalle altre organizzazioni che si allarga ulteriormente, e una crescita altrettanto significativa nelle funzioni centrali, considerando anche che in questi comparti si sono fatte poche assunzioni e si sono ridotti gli aventi diritto per effetto dei pensionamenti. Riconfermato il dato registrato nel comparto Sanità nel 2018, dove si registra però l’affluenza più bassa a oggi, circa il 68%, anche se non può essere considerato ancora definitivo poiché si dovrà procedere nelle prossime settimane a nuove votazioni in quelle aziende, tre in particolare nella sanità, nelle quali non si è raggiunto il quorum”.
La leader della Fp Cgil ricorda, parlando del profilo degli oltre 10mila eletti tra delegate e delegati, il “ricambio generazionale e l’investimento sulle candidature di precari e lavoratori a termine del Pnrr, un passo fondamentale per la loro integrazione e per dare loro la possibilità di partecipare attivamente alla vita del sindacato e rappresentare i tanti colleghi nella loro situazione, così come la maggioranza di donne che ha scelto di candidarsi nelle nostre liste”.
Buona democrazia a tutti. Aspettando i dati finali, c’è almeno un posto – il posto di lavoro – in cui la democrazia guadagna spazio.