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Stipendi non pagati, licenziamenti ormai alle porte, per un’azienda che si sta spegnendo lentamente. Il destino di Roma Metropolitane, società partecipata interamente dal Campidoglio, sembra sempre più segnato. Oggi (venerdì 18 gennaio) si tiene l’ultima giornata di sciopero dei 153 dipendenti: una mobilitazione iniziata lunedì 14, che ora i sindacati minacciano di proseguire e di inasprire. “Dirigenza e proprietà dimostrano di essere allo sbando totale”, spiegano Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti di Roma e Lazio, denunciando “l’inconsistente spessore politico, umano, culturale e intellettuale della giunta e della sua maggioranza”.
I sindacati sottolineano che Roma Metropolitane ha sempre “svolto una funzione progettuale e strategica per la mobilità cittadina: parliamo di circa 160 lavoratori con alta professionalità e competenza”. Non si deve quindi disperdere “un patrimonio di conoscenza indispensabile per ricostruire il tessuto delle infrastrutture della mobilità di cui la Capitale ha bisogno”. La mobilitazione, che si somma alle altre delle aziende romane, evidenzia “l'incapacità di trovare, da parte di chi è stato eletto dai cittadini, le necessarie soluzioni politiche”. Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti rimarcano “la situazione di abbandono dei lavoratori e il silenzio da parte della giunta”, ritenendo ormai inevitabile “alzare lo stato del conflitto per ristabilire quel dialogo e quella concertazione necessari per le corrette relazioni sindacali e per una risoluzione positiva e soddisfacente della vertenza”.
A preoccupare i sindacati sono due delibere approvate il 28 dicembre scorso dal Comune. La prima è relativa al riconoscimento del debito fuori bilancio per i crediti pregressi riguardanti gli anni 2015, 2016 e 2017: a Roma Metropolitane viene concesso un trasferimento di nove milioni di euro, dunque cinque in meno rispetto ai 14 milioni di crediti che la società vanta nei confronti del Campidoglio. La seconda concerne l’approvazione del nuovo contratto di servizio, che per i sindacati causa uno squilibrio finanziario della società e soprattutto non copre l’intero costo del personale, e i fondi del ministero dei Trasporti per l'ammodernamento e la rimessa a norma (adeguamenti alle normative antincendio) delle linee A e B, pari a 425 milioni di euro che sono bloccati da un anno per l’inadempienza del Comune: ora la gestione di questi fondi è data alla società, ma mancano gli atti formali di affidamento.
I 153 lavoratori, intanto, attendono ancora di ricevere lo stipendio di dicembre e la tredicesima. “Permane l'incertezza sul loro futuro, la situazione sta drammaticamente precipitando”, riprendono Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti: “Sollecitiamo il rispetto da parte di Roma Capitale dell'accordo sottoscritto dalla sindaca Raggi con le segreterie confederali sulla totale salvaguardia dei livelli occupazionali nelle società partecipate”. I sindacati chiedono anche “che l'azienda, che solo pochi mesi fa dichiarava zero esuberi ai sensi del Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica (Tusp), si astenga dal mettere in campo azioni che possano in qualunque modo danneggiare i lavoratori”. E, in conclusione, invitano “le istituzioni tutte al senso di responsabilità e all'apertura, finora negata, di un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali, come strumento democratico irrinunciabile per la tutela dei diritti, che dia risposte certe e rassicurazioni alle lavoratrici e ai lavoratori”.