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Tra la cosiddetta riforma della giustizia, quella del premierato, il ddl Sicurezza e prima ancora i decreti Cutro e Caivano i rischi per la tenuta democratica del Paese aumentano. A leggere con attenzione questi provvedimenti ciò che appare evidente è l’incapacità della destra di governo per la Costituzione antifascista, quella nata dalla Resistenza e fondata sull’equilibrio dei diversi poteri dello Stato. Ognuno di essi è un colpo alla Carta e a quell’equilibrio. Per questo la Cgil è al fianco dell’Associazione nazionale magistrati che lo scorso 15 gennaio ha deciso un fitto calendario di mobilitazione che culminerà nello sciopero nazionale del prossimo 27 febbraio.
Le ragioni del sostegno
Lara Ghiglione, segretaria nazionale della Cgil, oggi sabato 25 novembre è all’inaugurazione dell’anno giudiziario di Roma e dice: “La riforma costituzionale della magistratura, approvata in prima lettura dal parlamento, è sbagliata e pericolosa. È evidente che l’obiettivo ultimo, e malcelato, sia quello di ledere l’indipendenza di magistrate e magistrati, necessaria a garantire il principio costituzionale dell'uguaglianza di cittadine e cittadini di fronte alla legge”.
Aggiunge Alessio Festi, responsabile politiche della legalità della Cgil nazionale: “Questa riforma conferma ancora una volta l’intollerabile insofferenza del governo per i delicati assetti e per l’equilibrio dei poteri costituzionali. È altresì evidente l’obiettivo di orientare e controllare il lavoro di magistrate e magistrati”.
Si mobilitano i magistrati, si mobilitano i lavoratori della giustizia
Se davvero si volesse garantire il diritto alla giustizia ai cittadini e alle cittadine del Paese, invece che colpire i magistrati occorrerebbe fornire di strumenti, risorse e personale i tribunali e il ministero della Giustizia. Così non è: per questo i lavoratori e le lavoratrici della giustizia sono in presidio davanti ai luoghi dove si tengono le inaugurazioni degli anni giudiziari.
Spiega Serena Sorrentino, segretaria generale della Fp Cgil: “I lavoratori e le lavoratrici sono in presidio e mobilitazione per rilanciare la nostra vertenza che riguarda l'intero ministero della Giustizia. All'attenzione della cronaca, c'è prevalentemente la riforma della carriera dei magistrati, ma noi vogliamo utilizzare quella giornata per rimettere al centro anche i problemi che stanno attraversando la riorganizzazione dell'intero ministero della Giustizia, che rischiano di mandare in blocco l'intero sistema della giustizia compromettendo lo stato di diritto nel nostro Paese, a partire dalla mancata stabilizzazione di tutto il personale precario del Pnrr”.
Riforme sbagliate
A sottolineare la negatività della riforma della magistratura è ancora Ghiglione: “La riforma costituzionale della magistratura, la separazione delle carriere tra giudicanti e inquirenti, lo sdoppiamento del Csm, la costituzione di un’Alta Corte che dovrebbe giudicare l’operato di magistrate e magistrati, non risolveranno i problemi che affliggono il sistema giudiziario ma, anzi, si aggraverà la situazione odierna, rendendo più deboli le richieste di giustizia della società civile. Inoltre, vengono modificate le prerogative del presidente della Repubblica che, come è noto, attualmente presiede il Csm”.
Non solo quella della magistratura
Se, come detto, occorre avere la capacità di leggere assieme le diverse tessere del mosaico per comprendere davvero il disegno della destra, allora non bisogna dimenticare altri provvedimenti che formalmente con la riforma della magistratura non hanno nulla a che fare ma con il disegno complessivo sì.
“Dopo i decreti Cutro e Caivano – aggiunge la segretaria della Cgil – con il ddl 1660, cosiddetto “sicurezza”, siamo sempre più in presenza di un’idea repressiva e securitaria. Si comprimono i diritti di cittadine e cittadini, le libertà costituzionalmente garantite, a partire dal diritto di espressione del dissenso anche attraverso legittime forme di lotta, comprese quelle di lavoratrici e lavoratori. Si espongono, altresì, ad un pericoloso aumento della tensione sociale le lavoratrici e i lavoratori in divisa”.
Serve altro per costruire legalità
I morti sul lavoro, gli appalti al massimo ribasso che comprimono i diritti dei lavoratori, caporalato e lavoro nero, corruzione e infiltrazione nell’economia sana delle organizzazioni criminali. Sono questi i problemi su cui chi volesse davvero garantire legalità dovrebbe concentrarsi. A questo proposito, ancora da Bologna, Festi sottolinea: “È necessario anche ricordare i continui attacchi alle misure di prevenzione previste nel codice antimafia e introdotte nell’ordinamento penale dalla cosiddetta legge Rognoni/La Torre”.
Mobilitati contro le riforme sbagliate
La confederazione di Corso d’Italia, quindi, è al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici della giustizia che si battono innanzitutto contro la precarietà. Ed è al fianco dei magistrati e delle magistrate perché condivide le ragioni della mobilitazione che li vedrà incrociare le braccia il prossimo 27 febbraio. Conclude, infatti, Ghiglione: “Per la Cgil questa mobilitazione si inserisce in un più vasto e fondamentale impegno referendario a difesa della Costituzione e per la sua integrale applicazione, che ci vedrà fortemente mobilitati nei prossimi mesi”.