La produzione cesserà il 30 agosto. Per la Riello di Morbegno (Sondrio), storica fabbrica di caldaie di proprietà dal 2020 della multinazionale Carrier, è arrivata la parola fine. La dismissione dello stabilimento era stata annunciata l’8 aprile scorso, con il contestuale licenziamento dei 59 dipendenti (51 operai e dieci impiegati).

I contenuti dell’intesa

Il 23 luglio scorso al ministero del Lavoro è stato formalizzato l’accordo tra azienda e sindacati (Fiom Cgil e Fim Cisl), poi approvato dai lavoratori. L’intesa prevede un incentivo all’esodo per ammortizzare l’impatto economico sui dipendenti, una “dote lavoro” per favorire la ricollocazione del personale e una “dote formazione” da utilizzare per programmi di riqualificazione e di outplacement.

Fumata nera, invece, per la possibile reindustrializzazione, che per ora non sembra una strada percorribile. La Riello manterrà comunque ancora per un anno l’incarico dell’advisor per continuare a cercare potenziali nuovi acquirenti, di concerto con il ministero delle Imprese, la Regione Lombardia, la Provincia di Sondrio e le parti sociali.

Il commento dei sindacati

“La società era da tempo in difficoltà. Negli anni sono mancati gli investimenti, gli impianti sono invecchiati, i prodotti meno appetibili per un mercato sempre più interessato da norme comunitarie e transizione ecologica”, spiegano Fiom Cgil e Fim Cisl: “Quindi è arrivata prima la cassa integrazione, poi il mancato rinnovo dei contratti in somministrazione, infine la decisione della chiusura, con la produzione che sarà in parte esternalizzata e in parte trasferita in altri impianti della multinazionale”.

Fiom e Fim esprimono soddisfazione per l’intesa. “La trattativa non è stata semplice, ma abbiamo raggiunto un accordo portato poi al voto dei lavoratori e delle lavoratrici interessate, votato favorevolmente”, concludono le due sigle: “Ora dobbiamo continuare a essere al loro fianco con l’obiettivo di accompagnarli nel migliore dei modi al cambiamento della loro attività lavorativa. Auspichiamo una forte reattività di tutte le parti chiamate alle politiche attive”.