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Una nuova sentenza del Tribunale di Palermo, accogliendo un ricorso di Nidil Cgil, Filcams Cgil e Filt Cgil Palermo, boccia il sistema di selezione usato da Foodinho (gruppo Glovo) per smistare le migliori “se non maggiori” opportunità di lavoro tra i suoi rider. Per il giudice si tratta di discriminazione.
L’algoritmo di Glovo, in pratica, è programmato per calcolare e attribuire a ciascun rider un “punteggio di eccellenza” in base ad una serie di fattori tra cui il numero di consegne fatte e la disponibilità a lavorare in orari ad alta domanda come quelli serali, fine settimana e festivi, rappresentando quindi una “discriminazione indiretta” dei lavoratori che per condizione personale, familiare, fede religiosa, età o handicap sono in qualche modo svantaggiati rispetto ai lavoratori “concorrenti”.
Attraverso questo criterio, poi, concede o meno di scegliere in anticipo gli slot delle “successive” prestazioni. In questo modo, la piattaforma di food delivery ha “elaborato un sistema di reclutamento ed organizzazione del lavoro ‘cieco’, contrario, per tale caratteristica, al dovere di assicurare la parità di trattamento delle persone”.
La sentenza, inoltre, chiede all’azienda di rimuovere gli effetti delle discriminazioni attraverso la definizione di un piano d’azione, dopo essersi confrontata con le organizzazioni sindacali ricorrenti aprendo a un percorso di relazioni sindacali.
“Quest’ultima di Palermo è una sentenza molto importante – commentano le sigle - perché segue quella che riguardava la trasparenza algoritmica: le società non possono essere cieche rispetto al principio di non discriminazione. Questo pronunciamento sarà molto importante al tavolo delle trattative per migliorare le condizioni di lavoro dei rider, a partire dall'applicazione di un contratto nazionale che trasformi la loro condizione in lavoratore subordinato con tutte le tutele e i diritti previsti. Oggi solo pedalando e lavorando in situazioni estremamente gravose e senza considerazione alcuna per la loro condizione individuale possono sperare di accedere alle occasioni di lavoro migliori, una situazione insostenibile e contraria alla dignità di lavoratrici e lavoratori.”