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Le posizioni sono ancora distanti, ma il dialogo è ripartito. L’incontro sui rider tra i sindacati e i rappresentati dei colossi del food delivery convocato dalla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, un lungo confronto non stop in collegamento on line, ha rimesso sul tavolo gli elementi principali della discussione, ma non è ancora riuscito a rimescolare le carte. Ovvero: diritti, tutele, compenso, inquadramento normativo e contrattuale. Punto di partenza e nodo da sciogliere, l’accordo firmato a sorpresa a settembre da Assodelivery, che raggruppa i big del settore, e Ugl, che la confederazione ha definito illegittimo e che i ciclofattorini di tutta Italia hanno rifiutato in blocco. Un contratto peggiorativo sotto tutti i punti di vista, dal compenso ai diritti, che giustifica e “norma” il cottimo senza riconoscere alcuna tutela.
Un primo scoglio che non è stato ancora superato. “Assodelivery ha dimostrato un’apertura al confronto con tutti i sindacati, ma nel merito le posizioni rimangono lontane” dichiara la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti che ha partecipato al tavolo con tutte le altre parti interessate: per i lavoratori Cisl e Uil, con le categorie di riferimento, Nidil, Filt e Filcams per la Cgil, e poi Union Rider e Rider x i diritti e per le aziende, Uber, Just Eat, Deliveroo, Glovo.
“Il primo elemento per proseguire il percorso iniziato il 3 agosto scorso, ostacolato dalla sottoscrizione del contratto Assodelivery e Ugl, infatti, è che le imprese dimostrino subito la disponibilità a non considerare l’accordo siglato come punto di riferimento” aggiunge Scacchetti. L’accordo e i suoi contenuti: individuare nei rider lavoratori autonomi a tutti gli effetti e calcolare il compenso seguendo il modello “a consegna”. Un modello da cui si allontana invece Just Eat, che al tavolo ministeriale ha confermato l’annuncio dei giorni scorsi di voler andare per la sua strada: passerà gradatamente a una tipologia di lavoro subordinato, assumendo i rider come dipendenti.
“Va costruito insieme un terreno di contrattazione che superi in primo luogo il cottimo e che possa riconoscere ai ciclofattorini, anche sulla base delle sentenze che abbiamo promosso in questi mesi, diritti tipici della subordinazione – ha aggiunto la sindacalista –. Gli strumenti ci sono, hanno sufficienti aspetti di flessibilità e si chiamano: contratti collettivi nazionali, a partire da quello della logistica che si è recentemente dotato di un protocollo dedicato a questa tipologia di lavoratori”.
Lo dice la legge, che vieta il cottimo e che conferma il principio della subordinazione e della etero-organizzazione, cioè quello secondo cui il lavoratore che porta una merce da un punto all’altro della città non lo fa in maniera autonoma: lui non la produce e non decide quando portarla e dove, ma la porta quando occorre e quando qualcuno che gli dice di farlo, in questo caso una piattaforma. Un concetto che ad Assodelivery non piace, perché non considera praticabile l’applicazione del contratto della logistica. “Siamo soddisfatti? No, perché il tavolo ci ha dimostrato che la strada da fare è ancora tanta, ma non ha chiuso tutte le porte – conclude Scacchetti –. Questi incontri sono utili, così come il confronto, che riprenderà la prossima settimana”.