Il 31 gennaio 2021 a Montecatini (Pistoia), Romulo Sta Ana, di 47 anni, viene investito da un’auto mentre andava a prendere un ordine al McDonald’s. Poco più di un mese dopo, il 6 marzo, a Lentini (Siracusa) Sergio Puglisi muore in un incidente stradale mentre andava a consegnare il sushi. Nicola Loporcaro, incidente stradale. Marco Spinella, travolto da un’auto. Elvis Kiiru Munyi, investito da un autobus.

Campagna al via

L’elenco dei rider vittime di incidenti mortali è lungo, troppo lungo. Per mettere un freno a questo fenomeno inaccettabile, che riguarda tutta l’Italia, da Nord a Sud, Nidil Cgil dà il via alla campagna Riders for rights. Un calendario di assemblee sindacali durante le quali verranno distribuiti ai rider materiali informativi, ma anche dispositivi di sicurezza individuale, come gilet e braccialetti ad alta visibilità, e di protezione dalle condizioni meteo avverse, come impermeabili e borracce termiche. E poi un vademecum in tre lingue su cosa fare in caso di infortunio e su come prevenirlo, realizzato in collaborazione con il patronato Inca Cgil.

Le statistiche

Secondo l’Inail dal 2021 al 2023 sono stati denunciati all’istituto 1.337 infortuni sul lavoro, di cui sette mortali. I rider infortunati erano particolarmente giovani, il 60 per cento aveva meno di 35 anni e il 30 per cento fra 35 e 49 anni, la stragrande maggioranza uomini (92 per cento), anche tra i deceduti (100 per cento).

Un evento su quattro si è verificato nel Lazio, a seguire Lombardia, Sicilia e Piemonte: complessivamente nelle quattro regioni si concentra il 61 per cento dei casi avvenuti nel triennio. Riguardo alle modalità di accadimento, la più frequente risulta quella in occasione di lavoro (77 per cento), prevalente anche per gli infortuni mortali (6 su 7 casi).

Numeri incerti

La stessa Inail ammette che poiché la copertura assicurativa è piuttosto recente, essendo scattata nel 2021, è ancora presto per avere statistiche consolidate specifiche sui rider. Senza contare che le aziende di food delivery non rendono pubbliche i numeri sugli infortuni occorsi ai loro corrieri.

“Il risultato è che non è possibile ricostruire un quadro chiaro e completo – spiega il Nidil Cgil in una nota -, ma il confronto tra dati ufficiali, notizie di cronaca e denunce sindacali suggerisce che il dato reale sia significativamente più alto delle circa 400 denunce annue registrate dall’Inail, con centinaia di eventi che non vengono denunciati”.

Se si scorrono le pagine di cronaca locale si scopre che statistiche Inail sono sottostimate, precisa il sindacato di rappresentanza dei precari: sui media tra il 2021 e il 2023 sono state pubblicate 12 notizie di rider che hanno perso la vita durante il lavoro, sette nel 2024. 

60 per cento non dichiarati 

“Impossibile, invece, determinare con certezza la reale incidenza degli infortuni sul lavoro perché non finiscono sui giornali - commenta Roberta Turi, segretaria nazionale Nidil Cgil -, ma dal nostro osservatorio permanente emerge che il 60 per cento di chi subisce un infortunio non lo dichiara e non lo denuncia all’Inail. Carente anche la formazione fornita dalle piattaforme, sebbene la maggior parte di chi ha partecipato alla nostra inchiesta riferisca di aver subito un qualche corso sulla salute e sicurezza al momento dell’ingaggio, spesso si tratta di percorsi online costituiti da pochi minuti di video o slide, non sempre nella lingua madre. Da qui l’urgenza di informare lavoratrici e lavoratori sugli strumenti di prevenzione e di tutela”.

Bug, la mascotte 

La campagna è illustrata dal disegnatore Niccolò Storai, in collaborazione con il collettivo Vignettisti per la Costituzione, la mascotte è Bug, un supereroe insieme ai colleghi durante una mobilitazione, il cui nome è un acronimo di “bisogno urgente di garanzie”, per rilanciare il tema dell’elemento umano contro l’algoritmo.

Gli infortuni vanno sempre denunciati – aggiunge Sara Palazzoli, del collegio di presidenza di Inca Cgil –. Anche i rider che hanno partita Iva o una collaborazione professionale sono coperti dall’assicurazione Inail. Se subiscono un infortunio durante il lavoro, o sviluppano una patologia connessa al loro mestiere, Inca è al loro fianco per ottenere ciò a cui hanno diritto: indennità economica per i giorni di stop, pagamento in caso di danni permanenti, cure mediche e riconoscimento delle malattie professionali”.

Stessi diritti e stesse garanzie

“Come è sancito dalla Costituzione, tutti i lavoratori devono avere stessi diritti e protezioni sociali, da un’equa retribuzione alla previdenza, alla salute e sicurezza, indipendentemente dalla tipologia contrattuale – conclude Roberta Turi, segretaria nazionale Nidil Cgil –. Il lavoro povero, a cottimo, senza piene tutele, che troppo spesso caratterizza la domanda delle piattaforme digitali del food delivery, ma non solo, si chiama sfruttamento. Alle aziende chiediamo di scommettere su un modello di sviluppo in cui vengano garantiti i diritti nel lavoro, ai governi di fare quello che promettono da anni, cioè una regolamentazione del settore, a partire dal recepimento della direttiva europea”.

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