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Sono finite le parole, ma restano lacrime di rabbia. Quelle di una città, Firenze, che il 2 ottobre si è svegliata in una bella domenica di sole e ha scoperto che un rider di 26 anni è morto, la sera prima, per consegnare l’ennesima cena. È bastato un attimo per cancellare la sua vita in un incrocio di periferia, zona Rovezzano, per portarsi via i sogni e le speranze di Sebastian Galassi, poco più che un ragazzo, stritolato da una dinamica atroce. Durante una svolta a sinistra, un suv, prendendo in pieno il motorino sul quale viaggiava il rider, lo ha sbalzato dal mezzo, lasciandolo stordito sul terreno dove un’altra macchina che sopraggiungeva lo ha investito in pieno.
Lui, grafico web, studente e appassionato giocatore di calcetto amatoriale alla Lion King, secondo le poche righe di cronaca che ricostruiscono i frammenti della sua vita, adesso è solo un’altra vittima sull’asfalto, le vaschette di cibo esplose, il contenuto sparpagliato sul selciato, il cubo di Glovo, l’azienda per cui lavorava, sgualcito in mezzo al crocevia, la corsa in ambulanza fino all’ospedale di Careggi, in condizioni disperate, il cuore che smette di battere in poche ore, mentre Firenze si prepara al pranzo della domenica.
Una storia come tante altre. Ogni volta un po’ più inaccettabile e un po’ più maledettamente banale. È la storia di un lavoro esasperato dalla necessità. Quella di essere ogni volta un po’ più rapidi ed efficienti per scalare il ranking e soddisfare le logiche disumane dell’algoritmo che ragiona solo su unità di tempo per consegna. In un sabato sera come mille altri, in cui, per l’altra parte del mondo, il lusso della cena pronta celebra il meritato relax di metà weekend, mentre il divano e la tv, con la partita, il film o la serie, aspettano in salone.
La reazione dei sindacati: il 5 ottobre sciopero
I sindacati che tentano da anni di mettere un freno alle corse folli e d'introdurre regole stringenti per la sicurezza dei fattorini hanno proclamato, per oggi (mercoledì 5 ottobre), 24 ore di sciopero in città e un presidio che si terrà alle ore 18:00 in piazza Sant’Ambrogio. Il tentativo è quello di inchiodare alle proprie responsabilità i datori di lavoro, perché richiamino il loro kapò, l’algoritmo.
Le strutture nazionali: "regole certe per il lavoro dei rider"
Le strutture nazionali di Filt, Filcams e Nidil, le categorie Cgil di logistica, commercio e precari che seguono il settore, sostengono lo sciopero indetto a livello provinciale e sottolineano come “la situazione relativa a questa professione, sul versante della sicurezza, è, a dir poco, intollerabile. Non è possibile - è la denuncia delle tre federazioni - continuare a registrare incidenti gravi e mortali e consentire che non si faccia nulla per migliorare. Servono regole certe per il lavoro del rider a partire dall’applicazione vincolata di un contratto nazionale e di tutte le norme discendenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro, compresa la responsabilità delle imprese”.
“Oltre alle condizioni di scarsa sicurezza sul lavoro – proseguono - la precarietà di questi lavoratori e di queste lavoratrici, senza un vero contratto di lavoro, si manifesta anche relativamente alla continuità occupazionale. Le piattaforme si limitano a un messaggio whatsapp o a una mail per decidere e comunicare unilateralmente le sorti lavorative. La cosa è disumana in ogni caso e in questa situazione, dopo la morte del giovane Sebastian Galassi, ancor più feroce. Ognuno, a partire dalle istituzioni, deve fare quanto possibile per scardinare questi insani presupposti e dare tutele e garanzie ai rider”.
Paola Galgani (Cgil Firenze): "Le imprese si assumano le proprie responsabilità"
"Non abbiamo intenzione di rimanere in silenzio di fronte al terzo rider operante su piattaforma digitale morto in Toscana mentre lavorava, che si aggiunge al rider di Treviso deceduto solo poche settimane fa - si legge nel comunicato congiunto delle categorie che operano nel settore -. È una strage che va fermata e che a nostro avviso viene alimentata dal modello organizzativo adottato dalle società, che spinge i lavoratori a correre per una consegna in più e pochi euro da portare a casa a fine serata".
“Quello che è accaduto sabato sera – ci dice la segretaria generale della Cgil di Firenze, Paola Galgani – dobbiamo chiamarlo con il suo nome: infortunio mortale sul lavoro. Lavoro, non lavoretto. Un lavoro a tutti gli effetti, che deve essere tutelato come qualsiasi altro lavoro, sia sul fronte della sicurezza, sia sul fronte del salario.
Queste persone, di fatto, lavorano a cottimo. La paga, ma anche la possibilità di continuare a lavorare, sono fattori determinati da quante consegne i rider riescano a fare. Questo fa sì, quindi, che quanto più il lavoratore sia veloce a portare a termine le consegne, tanto più sia maggiore lo stipendio e la possibilità di essere chiamati nuovamente. Dobbiamo interrompere questo circolo vizioso e per farlo dobbiamo usare da una parte la legislazione, dall’altra, come abbiamo fatto con Just Eat, la trattativa con le nostre controparti datoriali. Alle quali chiediamo un’assunzione di responsabilità, quella responsabilità sociale dell’impresa che è citata anche nella nostra Costituzione”.
Ilaria Lani (Nidil Cgil Firenze): "La paga a cottimo è la spinta a correre sempre di più"
“La causa dell’infortunio mortale resta la paga a cottimo che è la spinta a correre sempre di più per poter racimolare più euro – ci ha detto Ilaria Lani, segretaria generale del Nidil Cgil di Firenze –. Le società aderenti ad Assodelivery si diano una mossa a far ripartire il tavolo per dare un inquadramento corretto a questo settore. Il nodo, lo ripeto, è quello della paga a cottimo e della tipologia del rapporto di lavoro. Per noi questa questione è un’emergenza, tre morti di piattaforme digitali in Toscana in due anni ci impongono di porre un rimedio e superare questo modello organizzativo. Per questo abbiamo indetto uno sciopero dell’intero settore a Firenze, che interesserà innanzitutto i rider fiorentini delle società aderenti ad Assodelivery (Glovo, Deliveroo, Uber) ma abbiamo deciso di estenderlo anche ai rider inquadrati come dipendenti nel comparto logistica (Just Eat e Runner Pizza) in solidarietà con i colleghi e per richiamare l’attenzione alla salute e sicurezza in un settore molto esposto ai rischi. Come Nidil la priorità è quella di assicurare le tutele fondamentali così come sancito dalle sentenze che in questi mesi sono state emesse da più Tribunali”.
Giuseppe Martelli (Filcams Cgil Firenze): "Siamo sconvolti"
“Purtroppo non è il primo caso e si fa fatica a trovare le parole. Siamo veramente sconvolti, attoniti, impotenti – ammette Giuseppe Martelli, della Filcams Cgil Firenze –. Lo sciopero è la risposta minima, io da sindacalista mi chiedo che cosa si poteva fare. Noi da quasi cinque anni siamo intrappolati in una discussione sulla forma di lavoro che il rider dovrebbe avere, discussione infinita con il ministero e con le aziende. Se avessimo ottenuto il riconoscimento di questo lavoro come lavoro subordinato non vuol dire che avremmo evitato questa e altre morti, ma almeno saremmo stati in grado di ricostruire la catena delle responsabilità. La verità è che, dal punto di vista politico e sindacale, nonostante le dichiarazioni dell’allora ministro del Lavoro Di Maio sulla volontà di regolare il mondo del food delivery, all’inizio della Legislatura, noi oggi siamo ancora fermi al palo, all’anno zero. Piccoli passi ne abbiamo fatti, ma troppo poco. Questo dobbiamo dircelo, è una critica che faccio a tutti, in primis alle aziende, ma anche a noi. Sai che quello che è successo era già successo e probabilmente risuccederà. C’è un senso di frustrazione terribile”.
Stefano Gorelli (Filt Cgil Firenze Prato Pistoia): "Estendere le tutele a tutti"
“È inaccettabile che ancora nel 2022 si sia a commentare fatti come questo, morire per consegnare un pasto è una cosa che non dovrebbe succedere – commenta Stefano Gorelli della Filt Cgil Firenze, Prato, Pistoia –. La nostra rivendicazione resta quella di estendere le tutele a tutto il settore, come già successo con l’accordo firmato con Just Eat e, in ambito territoriale, con Runner Pizza. L’obiettivo è che quello del rider venga riconosciuto come lavoro subordinato.
La sera di domenica, quando ho appreso la notizia, sono rimasto sconvolto. Quello che è successo è inconcepibile. In queste ore l’unica telefonata che ho ricevuto è stata da Just Eat che ha definito sacrosanto questo sciopero e che si è impegnata a tornare a Firenze, nonostante abbiamo già firmato con loro accordi abbastanza innovativi su salute e sicurezza, per incontrare i lavoratori e formarli sui rischi”.
La mail agghiacciante di Glovo 24 ore dopo la morte di Sebastian
Di questa storia resta ancora un particolare agghiacciante, che ha lasciato attoniti i familiari, sorpresi e indignati mentre piangono il giovane rider. "Siamo spiacenti di doverti informare che il tuo account è stato disattivato per il mancato rispetto dei Termini e condizioni", si legge tra le righe di una mail firmata da Glovo e arrivata quasi 24 ore dopo il decesso di Sebastian sull'account del ragazzo. L'azienda si scusa, parla di un testo inviato per errore. Il linguaggio è quello standard con cui ogni giorno si regolano freddamente i conti tra piattaforma e rider. Sono i paradossi dell'algoritmo che ha tolto ogni sussulto di umanità a un settore nel quale verrebbe da pensare che non si rispettano più né i vivi né i morti.