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Un primo maggio in nome della pace e della giustizia sociale. È quanto emerge dalle parole pronunciate dal palco di piazza San Francesco ad Assisi, quello della manifestazione nazionale per di Cgil, Cisl e Uil, che quest'anno ha scelto come slogan "Al lavoro per la pace".
Dopo aver rivolto un lungo pensiero all'Ucraina e aver invocato la pace, il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri ha ricordato che in Italia dei 24 milioni di contratti depositati all'Inps dal 2018, ben 20 sono a tempo determinato o precari: “È da qui che dobbiamo cominciare – ha detto -. Qualcuno ci dice che sono solo numeri, ma dietro questi numeri ci sono persone, ci sono giovani che non riescono a costruire il loro futuro.” Per questo, l'azione dei sindacati oggi “deve essere rivolta a tutti quei ragazzi a quelle ragazze, agli uomini e alle donne, agli sfruttati, a chi è sottopagato. A coloro, insomma, che non riescono a progettare un futuro sicuro”. “Se si propongono contratti a tempo determinato di 4 o 10 ore di lavoro, chi lo cerca fa bene a non accettare – ha continuato -. Perché la dignità del lavoro sta nell'avere un lavoro sicuro, nel rivendicare il diritto alla vita”.
Poi un passaggio sul salario minimo: “Chiediamo che non sia messo in alternativa ai contratti nazionali. Basiamo il salario minimo sui minimi contrattuali, o rischiamo di indebolire i diritti. Già in passato qualcuno ci diceva che con la rimozione dell'articolo 18 le aziende sarebbero scappate dall'Italia. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti”. E sui “tantissimi contratti depositati al Cnel” - ha detto Bombardieri - chiediamo al governo, quanti sono i contratti firmati da associazioni datoriali fantasma e da sindacati 'gialli', che si applicano soltanto qualche centinaio di lavoratori? Come misuriamo la rappresentatività delle associazioni datoriali?” “È evidente che c'è una questione sociale del nostro Paese – ha concluso - le diseguaglianze retributive e di assistenza socio-sanitaria devono essere cancellate. Per noi è questa la strada maestra sulla quale avviare alla ricostruzione del paese dopo la pandemia e la guerra”.
Ampio spazio alla guerra in Ucraina, e con parole molto dure, anche nell'intervento del segretario generale della Cisl Luigi Sbarra. “Pace e riconciliazione sono oggi le condizioni per uscire da questo tornante così difficile della nostra storia. Servono più che mai in un mondo in cui sono in atto oltre 60 conflitti, servono in Europa dove la parola guerra torna a riempire le nostre vite con la sua tremenda realtà di migliaia di vittime innocenti. Tutto questo ha un solo responsabile, un solo colpevole. Tutto questo ha avuto inizio il 24 di febbraio con la sanguinaria invasione dell'Ucraina, uno stato sovrano, decisa da un autocrate, Putin, e dal suo brutale disegno imperialista”. “Ecco perché – ha continuato - il sostegno alla popolazione Ucraina deve essere pieno concreto tangibile, così come inflessibili devono essere le sanzioni al Cremlino”.
Poi sul lavoro: “È una componente essenziale della vita umana, ma è spesso ostaggio dell'ingiustizia. Ed è qui che dobbiamo esserci noi, che deve esserci il sindacato. Il nostro obiettivo è contrastare l'ingiustizia, affinché il lavoro non sia più precarietà, caporalato, sfruttamento dei più deboli, delle donne e dei migranti”. Il lavoro, ha concluso Sbarra, “torni a essere sempre e comunque dignità per la vita della persona, cittadinanza, inclusione e premessa fondamentale per la pace.”