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Nel mese di dicembre sarà sciopero anche per le lavoratrici e i lavoratori dei pubblici esercizi, della ristorazione collettiva, commerciale e del turismo. Alla base della mobilitazione, indetta dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, il mancato rinnovo del contratto nazionale scaduto nel 2021. La protesta, avviata con la proclamazione dello stato di agitazione e l’indizione di assemblee sindacali retribuite nei luoghi di lavoro, sarà supportata con il blocco di tutte le forme di flessibilità e con una iniziativa nazionale da svolgersi nelle prossime settimane in data e luogo da stabilire.
Sono oltre un milione le lavoratrici e i lavoratori coinvolti nella vertenza, dipendenti dalle 330.000 imprese del settore, tra bar, ristoranti e tavole calde, fast food, pasticcerie, mense, spacci aziendali e dalle aziende di fornitura pasti preparati e mense, che operano prevalentemente in regime di appalto in ospedali, scuole, fabbriche e uffici.
I sindacati puntano il dito contro l’atteggiamento dilatorio delle associazioni imprenditoriali firmatarie la contrattazione nazionale di settore - Fipe, Angem, Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi e Agci Servizi - che impedisce, allo stato attuale, il raggiungimento di un accordo di rinnovo dignitoso per chi lavora nel settore.
“Il senso di responsabilità con il quale Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno affrontato le discussioni sui temi riguardanti la sfera normativa del contratto nazionale negli ultimi mesi - recita un comunicato sindacale unitario - ha lasciato spazio a riflessioni diverse, soprattutto in occasione dell’ultimo incontro, dove le associazioni datoriali hanno dimostrato di essere sorde alle rivendicazioni di oltre un milione di lavoratrici e lavoratori del settore”.
“Oltre a non riconoscere le richieste sindacali di incrementi salariali calcolati sulla base di quanto stabilito dagli accordi interconfederali siglati dalle parti e in linea con il calcolo dell’inflazione misurata con l’indice Ipca, al netto dei generi energetici importati - prosegue la nota unitaria - le associazioni datoriali hanno avanzato alcune proposte che rischiano di avere un forte impatto sulle retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori”.
In particolare, i sindacati respingono fermamente le richieste avanzate dalle controparti in ordine a “scatti di anzianità, riduzione dei Rol, sterilizzazione degli effetti degli scatti su tredicesima e quattordicesima mensilità, riduzione del periodo di comporto nel rapporto tra infortunio e malattia, revisione del preavviso e apprendistato”, solo alcune delle proposte inaccettabili presentate al tavolo negoziale.
“Richieste che suonano come l’ennesima umiliazione da infliggere alle lavoratrici e ai lavoratori!” è l’affondo dei sindacati che stigmatizzano la posizione delle associazioni imprenditoriali “cieche di fronte all’emergenza salariale in atto nel nostro Paese; un’emergenza reale che sta fortemente compromettendo le retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori di questo settore. A tutto questo si aggiunge una preoccupante scomposizione all’interno delle associazioni datoriali firmatarie del contratto che riteniamo non debba e non possa essere pagata da altri. Tale situazione richiede una risposta chiara”.
“Oltre un milione di lavoratrici e lavoratori - conclude il comunicato sindacale - non può sottostare alle pretese di associazione datoriali che considerano il rinnovo del contratto nazionale una variabile dipendente solo dai propri interessi economici e organizzativi, dimostrando di essere del tutto indifferente ai bisogni ed alle necessità di chi ha dato tanto in questi anni sia alle imprese che al Paese”.