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Un allarme sul prosieguo del declino dell’industria siciliana viene lanciato dalla Cgil regionale, che, con il segretario generale Alfio Mannino, lancia un appello alla regione “a raccogliere la sfida del programma del nuovo governo nazionale di una nuova politica industriale nel segno della sostenibilità ambientale”.
“Come si evince dagli ultimi dati Istat relativi al 2° trimestre 2019 - rileva il segretario generale Alfio Mannino - nel manifatturiero si sono registrati 4 mila posti di lavoro in meno rispetto allo stesso periodo del 2018 e 9 mila in meno nell’edilizia per un totale di 13 mila posti di lavoro andati in fumo. Questo è un segnale preoccupante – sottolinea - perché una grande regione come la Sicilia non si può permettere un degrado industriale così galoppante. Si guardi ora ai processi di transizione - afferma - sostenendo l’apparato industriale e promuovendone un rilancio come industria green, compatibile con ambiente e salute. In tal senso - rileva Mannino - la regione deve fare la sua parte, innanzitutto sul fronte delle infrastrutture”.
A riportare il saldo occupazionale in positivo ci pensano l’agricoltura (+ 6 mila occupati) e i servizi (+10 mila di cui 3 mila nel comparto commercio, alberghi e ristorazione). “Questi andamenti - dice Mannino - segnalano una forte terziarizzazione del sistema economico della Sicilia, regione che sconta gli effetti della mancanza di una politica industriale”. L’industria in senso stretto oggi contribuisce per appena l’8,7% alla formazione dei valore aggiunto e le costruzioni per il 4,3%, “nel complesso – osserva Mannino - meno della metà del dato nazionale. Complessivamente possiamo dire – aggiunge - che l’economia ristagna e il sistema produttivo arretra ulteriormente e questo pone l’esigenza di un discussione approfondita sul modello di sviluppo su cui puntare intervenendo per la sua realizzazione con investimenti e progetti. Non è pensabile comunque una ripresa effettiva dell’economia - conclude il segretario della Cgil - escludendo i settori industriali, colpevolmente trascurati in questi anni da politiche nazionali e regionali che non hanno governato i processi di desertificazione, di cambiamento e di transizione in corso”.