“Miope e malsana”: Cgil e Slc bollano senza appello l’operazione annunciata di privatizzare quote di Poste Italiane e confermata dal Consiglio dei Ministri di ieri (martedì 17 settembre).

"Gli asset strategici che portano ricchezza al Paese -affermano in una dichiarazione congiunta il segretario confederale Cgil Pino Gesmundo e il segretario nazionale Slc Cgil Nicola Di Ceglie - non si vendono, ed è sbagliato metterli in gioco per fare cassa”.

Per Gesmundo e Di Ceglie “queste scelte sono frutto di un Paese oramai allo sbando sul piano economico e industriale, una condizione confermata da tutti gli indicatori statistici. E la risposta non può essere di così corto respiro e di ricorso alle privatizzazioni”.

L’analisi dei due sindacalisti è che “ci sono asset di grande importanza per lo sviluppo della nostra economia che ora rischiano di andare nelle mani di fondi speculativi stranieri, che hanno ben altri obiettivi che non la crescita del Paese”.
Concludono Gesmundo e Di Ceglie: “Servono politiche economiche, politiche industriali, politiche energetiche, governo delle transizioni, ma serve soprattutto una classe dirigente all’altezza della difficile situazione internazionale. Faremo la nostra parte per impedire un declino che, con operazioni come questa di Poste, è praticamente annunciato”.