Rilancio per tanti ma non per tutti. In questa emergenza sono molti i lavoratori e le lavoratrici soprattutto precari che nonostante gli strumenti messi in campo dal governo, sono rimasti esclusi da indennità e coperture. Senza reddito e senza sostegno. “Sono soprattutto i più deboli. Questo perché nel nostro Paese non esiste un sistema universale di diritti legati al lavoro – dice Andrea Borghesi, segretario generale del Nidil Cgil, la categoria sindacale che rappresenta e tutela gli atipici: somministrati, collaboratori, autonomi, disoccupati -. Chi non è iscritto ad alcuna forma previdenziale, che sia Inps o casse private, non si è visto riconoscere nulla, eccezion fatta per i collaboratori sportivi. I collaboratori autonomi occasionali, con un reddito inferiore ai 5mila euro l’anno come i rider, per citare una categoria. Si tratta di un’ingiustizia da correggere”.
Ma l’elenco delle esclusioni è lungo e non si limita alle misure previste dal decreto Rilancio. I lavoratori somministrati impegnati nelle settore della sanità ne sono un esempio lampante. Sono stati in prima linea per garantire il funzionamento del servizio sanitario anche in periodo di pandemia, con grande senso di responsabilità e spirito di sacrificio, ma non avranno i trattamenti economici integrativi che molte regioni stanno definendo in favore del personale sanitario e neppure i premi previsti a livello decentrato. “È necessario che la Conferenza Stato Regioni si assuma le proprie responsabilità - dichiarano Felsa Cisl, Nidil Cgil e Uiltemp in una nota - definendo l’applicazione della parità di trattamento”.
Non solo, i somministrati della sanità sono esclusi dalle quote riservate nei concorsi pubblici e quindi dai percorsi di stabilizzazione. Il tutto nel silenzio dei ministeri della Salute e della Pubblica Amministrazione, che non hanno ritenuto necessario rispondere alle preoccupazioni e alle sollecitazioni dei sindacati. È per questo che i sindacati di categoria hanno proclamato lo stato di agitazione nazionale unitaria dei lavoratori somministrati del comparto sanità, con un’avvertenza: “Se le istanze denunciate non dovessero trovare accoglimento, ci riserviamo di mettere in atto ulteriori azioni di rivendicazione”.