L'ombra di un lavoro ormai trattato come merce si allarga sul nostro Paese. Giovani, meno giovani, somministrati, a termine o, in molti contesti, persino strutturati e stabilizzati: sono sempre di più i casi in cui le persone restano povere e senza prospettive pur lavorando. Anche nelle storie, molto diverse, di Ilaria, operatrice socio sanitaria in un ospedale pubblico, assunta in somministrazione, e di Rossella, addetta degli appalti delle mense scolastiche con un part time ciclico verticale, si respira la stessa ansia di precarietà esistenziale, difficoltà a fare progetti, a vedere la tua vita proiettata nel futuro.
Sotto il ricatto di un rinnovo perenne che confermi il tuo posto di lavoro o sotto il ricatto di una retribuzione che si interrompe ogni estate, alla chiusura dell'anno scolastico, lasciandoti a organizzare la tua vita per mesi senza stipendio, cercando di capire come arrivare alla quarta o alla quinta settimana, in attesa di settembre.
Sono milioni gli italiani che ormai vivono con un reddito inferiore ai 10mila euro all'anno. Sono milioni i giovani che fuggono da questo Paese, che condizioni migliori di queste, anche nella precarietà, non è difficile trovarle. Sono milioni coloro che sono poveri, pur lavorando, ha denunciato ancora una volta Maurizio Landini dal palco del congresso della Cgil Toscana a Firenze. Per questo "per il sindacato non è il momento di avere paura: dobbiamo trasformare, tutti insieme, il modello sociale ed economico". Dobbiamo insegnare ai più giovani, ha spiegato il leader della Cgil, che ci sono tante persone solidali con la loro condizione, pronte a scioperare perché finisca la loro precarietà. "Il senso del sindacato in fondo è proprio questo".
Storie di un Paese senza futuro, dal congresso della Cgil Toscana come dagli altri congressi. Storie di un Paese intrappolato in un eterno presente, nel quale la Cgil vuole provare a cambiare le cose.