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Cgil, Cisl e Uil del Sulcis reiterano la richiesta di un incontro con la Regione Sardegna sulla situazione della Portovesme srl e delle ditte d'appalto. Lo stabilimento produce piombo e zinco nel Sud Sardegna, ed è in difficoltà per il caro energia. "L'ultima riunione dei quadri e delegati dello stabilimento si è svolta in un clima teso, condizionato dalle preoccupazioni alimentate dal silenzio assordante e dalla mancanza di adeguata sensibilità politica", spiegano i segretari Franco Bardi (Cgil), Salvatore Vincis (Cisl) e Andrea Lai (Uil). I sindacati, che a fine marzo avevano proclamato lo stato di agitazione, sollecitano un confronto per definire un percorso "che dia garanzie e metta in sicurezza lavoratori e azienda".
Il 29 marzo scorso 150 lavoratori della Portovesme avevano manifestato a Cagliari per chiedere un incontro al presidente della Regione Christian Solinas sul caro energia, che rischia di bloccare lo stabilimento, che dà lavoro a circa 1.500 persone, fra dipendenti (circa 400) e indotto. Secondo i sindacati i lavoratori sono a rischio, anche perché senza un intervento dello Stato per raffreddare i prezzi dell'energia, la Portovesme srl, fra le principali aziende energivore d'Italia, fin dallo scorso novembre ha annunciato l'intenzione di fermarsi, se le cose non cambieranno.
Lo stabilimento del gruppo Glencore ha una capacità produttiva annua di 100 mila tonnellate di zinco. Il 4 aprile scorso, durante un incontro con una delegazione di rappresentanti sindacali e operai, il presidente della Regione si era impegnato a chiedere un intervento del governo per abbattere il costo dell'energia che ha causato il parziale blocco di alcune linee produttive e il ricorso alla cassa integrazione: dall'estate scorso, infatti, alla Portovesme è scattata la cassa integrazione per circa 700 lavoratori, fra diretti e indiretti.