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Portovesme, azienda del gruppo Glencore, unica produttrice italiana di piombo e zinco, ha annunciato la chiusura dell’impianto Zinco. Contestualmente ha annunciato l'avvio della cassa integrazione, a rotazione, per 400 dipendenti diretti. Franco Bardi, Salvatore Vincis e Andrea Lai, segretari di Cgil, Cisl e Ui territoriali, hanno proclamato lo stato di agitazione, senza escludere “eventuali azioni in conseguenza di atteggiamenti da parte aziendale non in linea con la salvaguardia occupazionale”.
Il motivo addotto dall'azienda riguarda i costi dell'energia, che in tre anni i costi sono quintuplicati: da una media giornaliera di 50 euro a megawattora del 2019 agli attuali 250 con variazioni oscillanti e punte fino a 270 euro.
Francesco Garau, segretario generale della Filctem-Cgil sarda, dichiara al Fatto Quotidiano: “Il caro energia è il risultato delle scelte errate fatte già dal 2016, anno in cui in Sardegna si è deciso di portare a referendum una materia così importante che avrebbe dovuto avere una valenza di discussione diversa”. Il perché è presto spiegato: “Non poter accedere alle nostre risorse naturali, come il metano, che avrebbe avuto un costo di 10 centesimi a metro cubo con un impatto sicuramente diverso rispetto a ciò che stiamo pagando, è una aberrazione”. Questione che, secondo Garau, non può che essere affrontata a livello nazionale: “Questo problema può e deve essere risolto dal governo, cui spetta il compito di mettere mano a provvedimenti che calmierino i prezzi. In caso contrario la situazione potrà solo peggiorare”.