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La protesta dei lavoratori della Cict, il principale terminalista del traffico container al porto industriale di Cagliari, non si ferma. Da ieri (19 agosto), al termine di una lunga riunione, i dipendenti hanno deciso di rimanere in assemblea e presidio permanente nella sede della società nello scalo industriale che sta attraversando una profonda crisi di traffico merci.
"Non saranno più garantite - spiegano in una nota Cgil, Cisl e Uil - le normali e straordinarie prestazioni lavorative”, evidenziando che “i lavoratori sono al limite della pace sociale".
I sindacati contestano la posizione della azienda sulle decisioni assunte nel tavolo ministeriale dello scorso 31 luglio. In ballo c'è la possibilità di evitare il licenziamento per 210 addetti e di virare verso la cassa integrazione di dodici mesi. “Una soluzione che consentirebbe di prendere tempo per trovare qualche strada che porti al rilancio del porto canale”.
In occasione dell’incontro al Mise di fine luglio, Contship Italia aveva infatti preso formale impegno di dare risposte sulla disponibilità ad attivare misure alternative ai licenziamenti collettivi, nello specifico cassa integrazione per cessata attività, entro 48-72 ore. Quel termine sembrerebbe essere stato prorogato, su richiesta di Contship e con il benestare di Mise e Regione Sardegna, fino allo scorso venerdì 9 agosto. Finora, però, non è arrivata ai sindacati nessuna informazione in merito. Cgil, Cisl e Uil chiedono la riconvocazione del tavolo interministeriale permanente per chiarire una volta per tutte questa situazione di stallo.