L’Ente bilaterale nazionale porti ha istituito, a decorrere dal 28 aprile 2025, un contributo di solidarietà in favore delle famiglie dei dipendenti, ai quali si applica il contratto nazionale dei lavoratori dei porti, vittime di incidenti sul lavoro. 

"Attraverso il proprio bilancio l’Ente va a sostenere le famiglie delle vittime con un un piccolo contributo di 15 mila euro, nel caso in cui l’infortunio con esito mortale sia avvenuto durante il lavoro”, spiega Angelo Manicone, presidente dell’Ebn porti e responsabile Filt Cgil del Dipartimento nazionale porti e marittimi: “Un contributo una tantum che si aggiungerà a eventuali altri indennizzi, anche di natura assicurativa o previdenziale”.

L’Ente bilaterale è composto dai rappresentanti delle associazioni datoriali Assiterminal, Assologistica, Assoporti, Uniport e da Filt Cgil, Fit Cisl e Uil trasporti. Sono stati proprio i sindacati a richiedere durante le fasi di rinnovo contrattuale “uno strumento per poter alleviare, almeno nelle prime fasi, le difficoltà economiche delle famiglie delle vittime”.

“Dopodiché – prosegue Manicone – all'interno del rinnovo è stata prevista una cifra da destinare all'Ente bilaterale da utilizzare per alcune cose, tra le quali questo sostegno. Quindi siamo riusciti a farlo partire in questa data emblematica del 28 aprile, che è la Giornata della sicurezza sul lavoro”.

Prevenire è l’obiettivo

Il sindacato non si fermerà qui, assicura il funzionario della Filt Cgil: “Proveremo a costruire anche altri strumenti, per dare ai lavoratori e alle imprese dei servizi da parte dell'Ente e quindi far funzionare questo investimento”. Sul piano della prevenzione l’Ente “sta facendo da anni un'attività attraverso lo studio e l'analisi, anche per esportare le buone pratiche locali in giro per l'Italia. Però, purtroppo, ci sono stati anni in cui effettivamente siamo stati costretti a registrare quasi un bollettino di guerra con diversi infortuni con esito mortale”.

Il settore portuale è infatti particolarmente interessato da incidenti di diversa gravità, perché “l'attività lavorativa nei porti ha una peculiarità che è quella per la quale l'errore spesso porta a danni davvero molto pesanti. Questo perché si lavora sotto carichi sospesi, si movimentano tonnellate di materiale, di merci, i container”.

Conclude Manicone: “C’è poi l’esposizione ambientale e climatica, 365 giorni all'anno con intemperie, forte vento (che è una delle caratteristiche dei porti), caldo estivo, quando fuori ci sono 40° in stiva ce ne sono molti di più. Insomma, non è certo una passeggiata". 

Morti e infortuni in tutti i porti

Uno degli ultimi infortuni che il presidente dell’Ente ricorda è accaduto a Taranto, dove un segmento di una pala eolica si è sganciata durante la fase di sollevamento verticale e ha schiacciato un lavoratore. Poi altri a Genova, a Cagliari, a Catania. I lavoratori del porto genovese sono particolarmente esposti perché lì abbiamo i traffici marittimi maggiori, c’è molto più lavoro e molte più persone impiegate, quindi il rischio aumenta sotto il profilo veramente numerico. Però non ci sono differenze territoriali, sono sempre troppi i porti in cui si muore”.