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Sono senza contratto da oltre 200 giorni, per il riordino interno delle carriere non arrivano risorse adeguate. I poliziotti e gli agenti di polizia penitenziaria tornano in piazza a Roma oggi, giovedì 25 luglio, davanti a Montecitorio. "Le mancate promesse del governo", titola il volantino che spiega le ragioni della protesta organizzata dal Silp insieme a Cgil e Fp. Abbiamo fatto il punto della situazione con Daniele Tissone, segretario generale del sindacato dei poliziotti Cgil.
Rassegna Dopo il 17 aprile, quando organizzarono presidi in tutta Italia sotto alle prefetture, i poliziotti tornano a manifestare. Stavolta davanti a Montecitorio…
Tissone Andiamo in piazza per chiedere innanzitutto risorse adeguate per il riordino delle carriere, una questione fondamentale che riguarda la professionalità di tutti i lavoratori. C'è una delega in scadenza a settembre, ma il governo non fa niente. Lo stanziamento previsto per il correttivo al riordino è pari a 23 milioni per la Polizia di Stato e meno di 10 milioni per la Polizia penitenziaria: cifre assolutamente insufficienti, che non soddisfano alcuna necessità. Tra l'altro, gli esponenti dell'attuale esecutivo in passato avevano criticato l'impianto del governo Gentiloni, che aveva stanziato un miliardo: quegli stessi politici oggi prevedono fondi scarsi, che non vanno incontro alle aspettative del personale in divisa.
Rassegna L'altra ragione della vostra protesta riguarda il contratto nazionale di lavoro.
Tissone Abbiamo fatto un contatore sul nostro sito www.silpcgil.it: il contratto manca da oltre 200 giorni, visto che è scaduto il 1° gennaio del 2019. A questo proposito il governo Conte ha stanziato alcune risorse, per noi e per l'intero settore pubblico, che garantiscono a malapena la copertura del tasso di inflazione programmata. Anche su altri versanti, come vestiario e buoni pasto, gli stanziamenti di quest'anno sono esattamente in linea con quelli del passato, non c'è niente di più.
Rassegna Quindi non è vero che il governo valorizza i lavoratori in divisa?
Tissone Assolutamente no. Questo esecutivo si presentava all'insegna del cambiamento, noi lo abbiamo già definito il "governo del cambia niente": si stanno comportando peggio delle maggioranze precedenti, con l'aggravante di lanciarsi in una continua propaganda che prova a confondere le acque. L'esempio perfetto è quello delle assunzioni: loro le rivendicano, ma tutte quelle dell'anno in corso sono state decretate e finanziate dal governo precedente, solo una piccola parte riguarda l'attuale. Entrando nel dettaglio, i soldi previsti per le assunzioni sono 4,5 milioni di euro spalmati nell'arco di sette anni, ovvero dal 2020 al 2026. È chiaro che, al netto dei proclami, il governo si limita a mantenere l'esistente. Il ministro dell'Interno Salvini non perde occasione di parlare dei poliziotti italiani, dice che faranno grandi cose: intanto non rinnova il contratto e non investe sul riordino delle carriere.
Rassegna Se non verrete ascoltati cosa pensate di fare?
Tissone La protesta continuerà. Noi chiediamo di essere convocati subito a un tavolo di confronto, per discutere della parte normativa tralasciata da anni. Allo stesso tempo, occorre stanziare subito le risorse per la parte economica del rinnovo. Se questo non avviene, naturalmente, la mobilitazione non si ferma: e ci auguriamo che, oltre alla Fp Cgil, anche altre organizzazioni di categoria ci appoggino.