"È un bene che la ministra della Salute Grillo veda con i propri occhi qual è la realtà quotidiana vissuta da lavoratori e utenti dei servizi sanitari nel Lazio. Il commissariamento ne è la causa, non l’effetto: è necessario uscirne e continuare a investire, collaborando con le istituzioni locali e non proseguendo con i commissariamenti. In dieci anni, il Lazio ha intrapreso la strada del risanamento, riducendo all’osso gli investimenti. E i primi ad averne fatto le spese sono stati i lavoratori - sempre meno e con un’età sempre più elevata - e i cittadini, che a fronte di un aumento delle tasse versate hanno dovuto fare i conti  con la progressiva contrazione dei servizi e una minore capacità delle strutture di rispondere alla domanda, comprimendo l’esigibilità del diritto universale e pubblico alla salute". Così la Fp Cgil di Roma e Lazio in un comunicato.
 
"Abbiamo lanciato pochi giorni fa l’allarme sull’occupazione nel sistema sanitario laziale e sull’insufficienza dei nuovi piani assunzionali, per quanto, grazie anche alle battaglie che abbiamo sostenuto, per il triennio 2018-2020 si siano sbloccate risorse e si sia tornati a programmare nuove assunzioni. È necessario ora che si intervenga a livello normativo, sia per superare il vincolo della riduzione dell’1,4% di spesa rispetto al 2004, la cui scomparsa dal decreto semplificazioni ha allarmato in questi giorni il sindacato, sia per valutare con più attenzione le scelte sul commissariamento in questa regione. Proseguire nella contrazione dei finanziamenti porta nella direzione opposta rispetto al rilancio dei servizi alla salute in tutto il Paese, un tema che deve essere centrale nell’agenda del governo. Servono risorse e un piano straordinario di assunzioni, che compensi la fuoriuscita di personale, con contingenti ridotti in quindici anni del 10% in Italia e del 18% nel Lazio, e che continuerà ad andare in pensione nei prossimi mesi e anni, ancora di più con quota 100", prosegue la nota.
 
"Come la stessa ministra ha potuto verificare, i servizi sono al collasso. All’Umberto I il personale esternalizzato ha garantito per quindici anni la continuità dei servizi, pur non avendo oggi le caratteristiche per essere stabilizzato, essendo il concorso la principale porta d’accesso al lavoro nel sistema pubblico. Anche qui, serve una soluzione normativa, che crei opportunità di ricollocazione e garantisca lavoro e rispetto delle professionalità. Si valutino le proposte di chi rappresenta il mondo del lavoro e si batte affinché tutti i cittadini possano accedere a servizi di salute e assistenza di qualità. Le assunzioni, insieme al rinnovo di tutti i contratti, sono al primo posto nelle nostre rivendicazioni. Anche per questo, saremo in piazza il 9 febbraio. I blitz non siano solo pretesti per sterili polemiche politiche, ma il governo attui tutti gli strumenti in suo possesso e collabori con tutte le istituzioni per dare ai cittadini servizi migliori", conclude il sindacato.