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Sono ore concitate quelle che scandiscono il tempo che manca alla mezzanotte. Da domani, 15 ottobre, infatti, entrerà in vigore l’obbligo di esibire il green pass per lavorare.
Il porto di Trieste, in questa vigilia di passione, è uno dei centri della protesta di chi è contrario alla necessità di possedere la carta verde per lavorare. Lo sciopero a oltranza annunciato dal coordinamento dei lavoratori dello scalo per adesso è confermato, anche se la situazione potrebbe cambiare, e, notizia dell'ultim'ora, in presenza di una proroga al 30 ottobre decisa dal governo, l'ala dura si dice pronta a discutere.
“La posizione di ha anunciato lo sciopero non è la nostra”, chiarisce il segretario generale della Cgil di Trieste, Michele Piga, che proprio in questi minuti incontrerà il presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin, insieme ai gruppi consiliari della Regione, tavolo al quale sono stati invitati il Comitato lavoratori portuali, l'Autorità portuale, Cgil Cisl Uil e Ugl e le associazioni datoriali.
“La questione del porto – racconta il segretario della Camera del Lavoro cittadina – è partita da una richiesta sindacale, quella di avere i tamponi gratis. A supporto di questa richiesta si stavano svolgendo delle manifestazioni. Poi il movimento dei no green pass ha deciso di chiedere che venisse eliminata la regola dell’esibizione della carta verde. Una protesta che in città, come altrove, è cresciuta fino a raccogliere la partecipazione, nell’ultima manifestazione, di oltre 15mila persone”.
Qual è la vostra posizione esattamente? “Per noi le ragioni della vertenza al porto sono soddisfatte, perché da un punto di vista logistico e del costo del tampone, la questione è risolta e non ci sono motivi per scioperare. Per altro lo sciopero è stato dichiarato illegittimo dalla Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali. La questione è diventata politica. Noi auspichiamo una ricomposizione delle posizioni all’interno del porto che deve garantire il lavoro a tutti i portuali e l’economia della regione e della città.
Per noi della Cgil il tema è l’esigibilità del decreto per i lavoratori della regione poiché non ci sono tamponi sufficienti per garantire il diritto al lavoro. Appena ieri (13 ottobre), su nostra sollecitazione, l’azienda sanitaria locale ha reso noti gli ultimi dati sulle quote di popolazione vaccinata e non vaccinata. Nell’area vasta che comprende Trieste e Gorizia la percentuale di persone in età lavorativa vaccinate è intorno al 65-68 per cento. Tradotto in numeri reali, quindi, i lavoratori non vaccinati sarebbero più o meno 32mila. Significa dover fare 96mila tamponi a settimana. Il territorio non è in grado di soddisfare una simile richiesta, lo ha detto chiaramente il direttore dell’Asugi (l’azienda sanitaria locale) durante un’audizione con il prefetto. Questo, dunque, diremo oggi in consiglio regionale, ribadendo le nostre posizioni come Cgil e Filt sulla questione del porto e denunciando, allo stesso tempo, che, rispetto al clima generale, il tema vero riguarda, ripeto, la esigibilità del decreto sul territorio. Chiederò che il presidente della Regione, Fedriga, si faccia carico di questo problema e quindi si proceda alla sospensione delle sanzioni previste nei confronti dei lavoratori inadempienti".