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Per la manifestazione nazionale del Primo Maggio quest’anno Cgil, Cisl, Uil hanno scelto Monfalcone, in provincia di Gorizia. Una città che da sempre evoca la Fincantieri con tutte le storie che questo enorme luogo di lavoro, grande quasi quanto il resto della città, si porta dietro.
In questo crocevia di vite e temi che hanno a che fare con il lavoro e con la società si terranno i comizi della Festa dei Lavoratori. Nel tessuto produttivo e nel mercato del lavoro di questa città e di questa regione si intrecciano tutti gli elementi sui quali si sta battendo in questi mesi la Cgil. Ne abbiamo parlato con Michele Piga, segretario generale della Cgil del Friuli Venezia-Giulia.
Segretario, che cosa succede a Monfalcone? In quale contesto si manifesterà per il Primo Maggio nazionale di Cgil, Cisl, Uil?
Il Primo Maggio nazionale verrà celebrato in un luogo in cui insistono molti problemi legati al lavoro e all’integrazione. Ci sono tutti i temi attorno a quello che sta accadendo negli appalti di Fincantieri, dove sono impiegati molti lavoratori della comunità del Bangladesh che si devono misurare con un’amministrazione comunale che non fa nulla per innescare processi positivi sull’integrazione, ma, anzi, attua politiche e scelte di rottura, che causa ulteriore isolamento a quella che in realtà è una comunità davvero mite, che cerca di dimostrare democraticamente quali sono le proprie esigenze, non solo lavorative, ma soprattutto sociali, di inserimento dentro alla comunità di Monfalcone.
Il Friuli Venezia-Giulia, se parliamo di lavoro, ha diverse realtà. Alcune anche molto positive.
Sì, abbiamo anche delle esperienze positive. Mi riferisco, in particolare, a quelle del Porto di Trieste in cui una forte azione sindacale ha consentito di generare un sistema di salute e sicurezza nell’ambito dell’attività portuale che è una di quelle più a rischio da un punto di vista degli infortuni. In un contesto nel quale insistono molte questioni anche normative. Nonostante la presenza di molti e diversi soggetti che lavorano all’interno di un unico luogo di lavoro, con un’azione di contrattazione e una spinta positiva da parte dell’autorità portuale siamo riusciti ad aiutare tutto il mondo del precariato legato alle cooperative. Altro esempio molto positivo, sempre parlando del Porto di Trieste, il fatto di avere tre rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza di sito che sono dedicati unicamente a questo ruolo e garantiscono la rappresentanza dei lavoratori indipendentemente dal datore di lavoro di ognuno. Un’esperienza all’avanguardia che va assolutamente rinforzata. Anche perché si sviluppa in relazione con la medicina del lavoro locale e con il sistema della prevenzione.
Alti e bassi. Torniamo a Monfalcone. C’è un tema sociale e c’è un tema lavorativo. Cosa vi preoccupa?
L’aspetto più negativo riguardo al cantiere di Monfalcone è la proliferazione degli appalti. Servirebbe l’impegno di tutti i soggetti per garantire gli appalti ed evitare gli appalti a cascata. E invece gli appalti a cascata caratterizzano il mercato del lavoro dei cantieri di Monfalcone e in questo sistema si infiltrano anche soggetti di dubbia legalità che probabilmente instaurano anche rapporti di caporalato e vanno anche a intaccare i salari dei lavoratori coinvolti. Nel tanto lavoro grigio ci sarebbero anche situazioni in cui i lavoratori devono pagare per lavorare. Una realtà cui come Cgil, a distanza di pochi giorni, rispondiamo con il nostro quesito referendario sull’aspetto normativo degli appalti e la scelta di manifestare proprio qui il Primo Maggio. Una spinta importante per il cantiere e, soprattutto, per il rapporto che dobbiamo costruire direttamente con questi lavoratori. Solo una volta costruito rapporto puoi davvero lavorare sui singoli temi e dare battaglia.
Quella del Primo Maggio è una scelta di carattere nazionale che cade su un territorio dove sono tanti i punti di contatto tra realtà e mobilitazione sindacale. Dal tuo punto di vista, parlando del Friuli Venezia-Giulia, quali sono le priorità dell’agenda della Cgil regionale?
Le priorità d’iniziativa sotto il profilo sindacale e politico sono tre. Sicuramente il tema della salute e della sicurezza che passa anche attraverso la contrattazione tra Cgil Cisl Uil regionali e giunta. Su due filoni, in particolare: il potenziamento degli organici delle medicine del lavoro, in stretta dipendenza delle aziende sanitarie, e il tema dell’utilizzo dei fondi ex articolo 13 dell’81/08, il testo unico su salute e sicurezza. Fondi che derivano dalle multe ai padroni e arrivano dalle medicine del lavoro. Tanti soldi che vorremo fossero destinati alla formazione dei lavoratori, per dare punti di ascolto agli rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e ai lavoratori stessi. Anche in quei segmenti come il terziario che sono meno attenzionati ma che, per quel che riguarda salute e sicurezza, in termini di malattie professionali o infortuni meno gravi, sono un pezzo fondamentale, perché riguardano i lavoratori più soli, che lavorano in imprese di dimensione ridotta.
Un’altra priorità è la questione degli appalti. Stiamo partendo con un coordinamento tra tutte le strutture per individuare quelli che sono dei protocolli di appalto con quelle che sono le amministrazioni pubbliche per una contrattazione d’anticipo che sia in grado di determinare il contratto nazionale da applicare ai lavoratori e per dare una risposta a quel lavoro povero che viene sfruttato anche dallo Stato e dalle stesse amministrazioni pubbliche.
L’altra priorità, sicuramente il tema più rilevante, è la difesa del servizio sanitario regionale. La giunta Fedriga ha messo in atto, con una riforma partita appena insediato, la disgregazione sostanziale del tessuto dei servizi e della sanità territoriale, un punto essenziale per dare una risposta ai cittadini con la cura di prossimità. Questa è sicuramente la battaglia su cui noi dobbiamo investire prioritariamente perché dà, su un tema fondamentale come la salute, una risposta concreta a tutti i cittadini e a tutti i lavoratori, soprattutto quelli più deboli che hanno bisogno di una sanità pubblica. Questa è una battaglia che abbiamo iniziato da tanto tempo ed è una battaglia molto sentita da lavoratori e cittadini che vedono come il continuo investimento di risorse della Regione sulla sanità privata non sta dando le risposte attese in termini di salute. Tenendo conto anche del fatto che la nostra Regione sulla sanità pubblica era ai primi posti in Italia. Una battaglia che dobbiamo fare tutti insieme, visto che la giunta regionale non ci ascolta. Per questo stiamo costruendo dei forti rapporti con i comitati territoriali nei quali siamo presenti e che condividono con noi questo percorso. E su questa battaglia il punto di connessione è un fisco giusto, in grado di garantire i servizi fondamentali per tutti i cittadini.