Da Aosta a Siracusa, da Taranto a Torino, da Nord a Sud. Oggi (venerdì 28 marzo) le metalmeccaniche e i metalmeccanici di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil si sono fermati per uno sciopero generale di otto ore, manifestando in tutta Italia per sollecitare la ripresa della trattativa con Federmeccanica e Assistal per il rinnovo del contratto collettivo nazionale.

Il ccnl, scaduto a fine giugno 2024, riguarda circa un milione e mezzo di lavoratrici e lavoratori. La trattativa (iniziata il 30 maggio 2024) si è interrotta dopo otto incontri ormai quattro mesi fa, precisamente il 12 novembre, quando la parte datoriale ha presentato una “contro-piattaforma” invece di negoziare su quella messa a punto dai sindacati.

"Si deve riaprire la trattativa”, afferma il segretario generale Cgil Maurizio Landini partecipando al corteo di Roma. “La posizione di Federmeccanica è irresponsabile”, ha aggiunto: “Le aziende in questi anni hanno fatto profitti, i lavoratori sono stati responsabili e hanno affrontato tutte le situazioni difficili. Negare la trattativa e non rinnovare il contratto è inaccettabile”.

“È in gioco la qualità dello sviluppo e il futuro del nostro sistema industriale", sottolinea Landini: “Non a caso i metalmeccanici nella piattaforma non stanno chiedendo solo un aumento salariale, ma stanno anche ponendo la questione di quale sviluppo il sistema delle imprese deve avere, quali nuovi prodotti realizzare, quali politiche industriali fare. Ed è un tema che riguarda anche il governo”.

“Le persone non ce la fanno più e stanno dicendo: adesso basta”, spiega il segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma, alla testa del corteo di Reggio Emilia: “È finito il tempo di accettare qualsiasi condizione, i licenziamenti, i bassi salari, le condizioni di insicurezza sul luogo di lavoro, la precarietà. Imprese e governo devono sapere che senza i lavoratori questo Paese non ha futuro. E con il rinnovo del contratto vogliamo dare stabilità al futuro del Paese”.

I primi dati parziali

Di seguito i primi dati parziali rilevati in alcune aziende metalmeccaniche. Chiusa la Lagostina di Cusio, completamente vuota la Fincantieri di Marghera e gli appalti del polo petrolchimico di Siracusa. Adesione ben oltre il 90%, tra le altre, alla Isringhausen di Chieti, negli stabilimenti Leonardo di Napoli, alla Argo Tractors di Reggio Emilia, alla Electrolux di Pordenone, alla Skf di Bari, alla Motovario di Modena, alla Magna di Livorno, alla Omr di Rovereto.

Tra l'80 e il 90% si è scioperato alla Safas di Vicenza, tra le linee di montaggio della Brembo di Bergamo, alla Cvc di Perugia, alle Acciaierie d'Italia di Racconigi, alla Mec Track di Bologna, alla Baker Hughes di Vibo Valentia, alla Acciai speciali Terni, alla Trigano di Siena, alle Acciaierie Valbruna di Bolzano, alla Denso di Torino, alla Ceby Italy di Ancona, nel Gruppo Cimbali a Milano, alla Calvi di Lecco, in tutto il settore delle riparazioni navali di Genova, alla Abb di Frosinone ecc. Ottima l'adesione anche alla Eviosys di Salerno, alla Sirti di Palermo, alla CapGemini di Roma.

(Le immagini del corteo di Reggio Emilia e delle dichiarazioni di Michele De Palma sono a cura di Maria Scardamaglia)