È una linea che scotta quella della Capitale. Le operatrici e operatori del call center addetti al servizio Chiama Roma 060606 si sono riuniti in presidio stamattina (martedì 29 settembre) di fronte al Campidoglio. Tra le molte bandiere sindacali (Cgil, Cisl, Uil e Ugl), un solo obiettivo: difendere il posto di lavoro, a rischio nel cambio di appalto dall'Abramo Customer Care alla cooperativa sociale aCapo.La società subentrante avrebbe garantito di assorbire tutti i 140 dipendenti (107 di Crotone, 33 di Roma), stralciando però l'attuale contratto delle telecomunicazioni, per applicare quello delle cooperative. Una scelta gravida di conseguenze: gli scatti di anzianità maturati in vent'anni di lavoro verrebbero azzerati, alleggerendo la busta paga del 20% (400 euro in meno per i full-time) rispetto ai livelli retributivi pregressi.
“Perdere questo lavoro per noi sarebbe una delusione”, ammette Lucrezia Astorino, impiegata 060606. “Abbiamo sempre fatto di tutto per garantire il servizio, lavorando anche nei giorni festivi e in orari notturni. Quando alzo la cornetta trovo più di 140 chiamate in coda, ma anche dopo 20 minuti di attesa gli utenti ci ringraziano perché li abbiamo aiutati a risolvere un problema”. Un problema che può vertere su qualsiasi ambito dell'amministrazione cittadina: dall'iscrizione dei figli a scuola al pagamento dei tributi, dalle variazioni sulla mobilità alle ordinanze regionali sulle misure anti-Covid. “Riceviamo telefonate soprattutto da chi, non disponendo di smartphone o computer, fa fatica a usufruire dei servizi telematici del Comune”, spiega l'operatrice.
Per Daniele Carchidi, segretario generale Slc Cgil Calabria, l'incontro di oggi con una rappresentanza del gabinetto della sindaca Virginia Raggi non è stato soddisfacente. “Sarebbe necessario che la parte politica facesse da mediatrice affinché il cambio d'appalto avvenga a condizioni dignitose”. Il Comune di Roma, però, si è detto disposto a intervenire solo in un caso: l'azienda uscente dovrebbe essere disponibile a gestire il servizio nella fase di transizione, mentre l'azienda entrante dovrebbe ammettere di non poterlo garantire. Ma la dirigenza aCapo ha affermato di essere pronta, nonostante dei 140 dipendenti, già in sotto organico, si siano offerti solo in 40. Un numero troppo esiguo per i sindacati che hanno perciò informato il Campidoglio di “essere pronti a bloccare il servizio”.