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Si è concluso con un nulla di fatto l'incontro di ieri mattina (15 febbraio) tra le sigle sindacali e la Pfizer Catania. Sul tavolo la procedura di licenziamento collettivo di 130 unità che operano all'interno dello stabilimento etneo. Le distanze tra l'azienda e i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, rimangono siderali a maggior ragione dopo l'intervento aziendale che, attraverso il responsabile delle risorse umane, Giuseppe Fornito, presente alla riunione, ha avanzato la possibilità di un ricollocamento nel sito di Ascoli Piceno (dove si produrrà la pillola anti Covid-19) per soli 50 lavoratori, tra le figure in esubero, su base volontaria con l'erogazione di un incentivo una tantum per il trasferimento. Per tutti gli altri ci sarà il licenziamento. Una decisione che incrementa ulteriormente il gruppo dei dipendenti in uscita dalla Pfizer Catania, già folto dopo la mancata conferma (50 a fine febbraio e 30 ad agosto) dei lavoratori con contratto interinale.
"La richiesta è sicuramente irricevibile, aggravata dal fatto che l'eventuale adesione all'offerta deve giungere all'azienda entro pochi giorni", hanno dichiarato i segretari territoriali di Cgil, Uil e Ugl, Carmelo De Caudo, Enza Meli e Giovanni Musumeci, insieme ai segretari provinciali Jerry Magno di Filctem Cgil, Giuseppe Coco di Femca Cisl, Alfio Avellino di Uiltec Uil e Carmelo Giuffrida di Ugl Chimici, presenti al vertice con i rappresentanti sindacali unitari, mentre circa 200 colleghi hanno dato vita a un sit-in sotto la sede dell'associazione datoriale, dove era stata organizzata la riunione. "Dopo due anni di silenzio, nonostante le nostre richieste di dialogo, se questo è l'approccio che Pfizer intende mantenere nei confronti delle sigle sindacali rappresentanti dei lavoratori non ci siamo proprio. Questa manovra, appare essere soltanto la prima sfoltita di una lunga serie che si vuole inaugurare ora per lo stabilimento di Catania, visto e considerato che non esiste un piano di ristrutturazione o di consolidamento e gli investimenti annunciati fanno presagire ben altro rispetto alla volontà di mantenere aperto questo punto produttivo.
Non è più quindi soltanto un problema di 130 posti di lavoro, ma dei livelli occupazionali dell'intero stabilimento che vedono in ballo oltre 660 lavoratori. Assurdo che la Pfizer, che da due anni continua ad accumulare utili per miliardi di dollari, non abbia neanche una bozza di piano industriale per delineare il futuro del sito, radicato da decenni nella nostra Zona industriale - aggiungono De Caudo, Meli, Musumeci, Magno, Coco, Avellino e Giuffrida con le Rsu -. Vogliamo invece che la realtà di Catania, che ha sempre dato tanto in termini di produzione, sia rilanciata e che, se davvero c'è necessità di rivedere l'assetto del personale tramite la soluzione Ascoli, questa possibilità debba essere data a tutti i dipendenti e non solo a una parte".
Posizione che è stata ribadita dalle organizzazioni sindacali anche nel corso dell'audizione in videoconferenza con i deputati della III Commissione dell'Assemblea regionale siciliana, che si è tenuta in tarda mattinata ed è stata appositamente convocata dal presidente Orazio Ragusa per esaminare la vertenza. Intanto il tavolo aperto in Confindustria è stato aggiornato al prossimo 25 febbraio, mentre si attende adesso l'incontro previsto in Prefettura per venerdì 18 con il prefetto Maria Carmela Librizzi e l'Assessore regionale del lavoro Antonio Scavone.