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Un giovane perugino su tre giudica negativa la sua esperienza lavorativa, mentre il 65,3% ritiene che il mondo del lavoro sia difficilmente accessibile. Tra gli studenti, infatti, il 77,7% ritiene che, terminati gli studi, dovrà lasciare Perugia per trovare lavoro. Questi sono solo alcuni dei risultati del sondaggio effettuato da Nidil Cgil, Udu Perugia, Altrascuola Perugia e Il Porco Rosso, che ha interessato un campione di 350 giovani perugini under 35 (studenti medi, universitari e lavoratori).
Una ricerca – come hanno spiegato i promotori nel corso della presentazione avvenuta oggi, 14 maggio, presso la Camera del Lavoro di Perugia – che aveva l’obiettivo di raccogliere opinioni e impressioni di questa fascia di età riguardo le esperienze avute all’interno del mondo del lavoro.
Luigi Chiapparino, Nidil Perugia: “Il lavoro che i giovani si immaginano è precario, sfruttato, sottopagato e lontano da casa”
“Quello che emerge – ha sottolineato Luigi Chiapparino di Nidil Cgil Perugia, presentando la ricerca – è un quadro preoccupante, caratterizzato dal prevalere, nella popolazione giovanile della nostra città, della preoccupazione circa le proprie prospettive lavorative. Il lavoro che i giovani si immaginano è precario, sfruttato, sottopagato e spesso in un territorio diverso da quello perugino. La causa di questo convincimento è ben radicata nei numeri e nei dati riguardanti il lavoro a Perugia, che descrivono una situazione non troppo dissimile da quella immaginata dagli intervistati”.
Il 33,8% giudica negativa la propria esperienza di lavoro
Ragionando in termini di popolazione attiva, quando parliamo di giovani (under 35) parliamo del 32% della popolazione, circa 33 mila persone. Dal 2004 al 2023, infatti, abbiamo assistito a un progressivo aumento dell’età media a Perugia, passata da 43,8 a 46,9 anni, e dell’indice di vecchiaia nel comune, passato da 164,4 a 207,9 (ovvero 207,9 persone over 65 ogni 100 under 14). In questa fascia d’età, dal campione interrogato risulta che il 66,2% abbia già avuto delle esperienze lavorative; di questi, il 33,8% giudica negativa la propria esperienza di lavoro, e il 66,2% ritiene che l’attività lavorativa abbia avuto un impatto rilevante sul proprio percorso di studi, in termini di conciliazione tempi di studio-tempi di lavoro.
Alla presentazione sono intervenuti anche Nicoletta Schembari (Udu Perugia), Melania Bolletta (Porco Rosso), Lorenzo Ferranti (Rete Studenti Perugia), Andrea Marconi (Nidil Cgil Perugia) e 4 candidate e candidati alla carica di sindaco che hanno risposto all’invito rivolto a tutte le parti politiche: Vittoria Ferdinandi, Davide Baiocco, Leonardo Caponi e Massimo Monni.
Simone Pampanelli, Cgil Perugia: “Come sindacato siamo convinti della necessità di aggredire questa precarietà diffusa e avanziamo proposte precise”
Simone Pampanelli, segretario generale della Cgil di Perugia, ha concluso i lavori: “Questo lavoro di ricerca è prezioso perché ci restituisce un quadro molto preciso e altrettanto preoccupante del rapporto che le giovani generazioni hanno con il lavoro nella nostra città, Perugia. Come Cgil siamo convinti della necessità di aggredire questa precarietà diffusa e per questo oltre ad analizzare i dati avanziamo proposte precise in tema di lavoratori digitali e riders, sui percorsi scuola lavoro, per il mondo del lavoro autonomo e, infine, per lavoratrici e lavoratori dello sport”.
I dati di Perugia danno ragione alla battaglia referendaria della Cgil, combattuta anche contro la precarietà, per un lavoro stabile, tutelato, dignitoso e sicuro
Sono proprio dati come questi, che ormai rendono simile l’esperienza – negativa – della maggioranza dei giovani italiani che si affacciano sul mondo del lavoro e che si ripetono nelle rilevazioni delle piccole e grandi città, da Roma a Venezia a Torino a Perugia, a dare ragione alla Cgil e alla battaglia referendaria che sta combattendo in queste settimane di raccolta firme perché si arrivi al voto per un lavoro stabile, tutelato, dignitoso e sicuro.