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Due pesi e due misure. È questo sicuramente quello che avrà pensato un lavoratore trentino, che lavora in un'azienda di infissi del roveretano, che un anno fa è stato vittima di un brutto infortunio sul lavoro. La sua mano destra è stata risucchiata da un mescolatore lasciandolo senza il pollice, la parte distale del primo metacarpo e l'indice.
“Il macchinario – scrive la Cgil provinciale nella nota – come è stato accertato dagli ispettori di Uopsal, l’Unità operativa prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, che per questa ragione ha multato l'azienda, era privo di dispositivi di sicurezza. In buona sostanza non c'era alcun riparo che impedisse l'apertura dello sportello del macchinario che era privo anche di un dispositivo di arresto di emergenza”.
“Per gli ispettori, in modo del tutto incoerente e inspiegabile, però il datore di lavoro non ha nessuna colpa per l'infortunio causato al lavoratore, anzi a loro dire è il lavoratore che è stato imprudente e dunque su lui ricade la colpa. Eppure in casi molto simili nelle dinamiche, come quello della conceria Vallarsa, Uopsal aveva tenuto una posizione diversa e sicuramente più coerente individuando nel datore di lavoro la responsabilità.
“È incomprensibile la posizione di Uopsal, che pur multando con un verbale dettagliato il datore di lavoro, non riconosce nessun nesso causale tra le omissioni del datore e l'infortunio e fa addirittura ricadere la responsabilità sull'operaio”, sottolinea Manuela Faggioni della Cgil del Trentino che sta assistendo il lavoratore.
Il tutto anche se la giurisprudenza prevede che in assenza di dispositivi di sicurezza o di macchinari non a norma la responsabilità è sempre del datore di lavoro, anche di fronte a una possibile leggerezza del lavoratore. Per questa ragione il sindacato sta valutando di fare ricorso contro la scelta di non procedere della Procura.
Ad aggravare ulteriormente il quadro anche il fatto che a oggi il macchinario con il quale si è infortunato il lavoratore è ancora privo di un elementare strumento di sicurezza ossia un dispositivo di blocco automatico in presenza di corpi estranei.
“Quando parliamo di prevenzione intendiamo anche questo: non denunciare le criticità, valutare in modo non sufficientemente approfondito le situazioni non contribuisce a prevenire i rischi, al contrario avvalla una cultura che si nutre di atteggiamenti e fatti che sminuiscono pericoli e i potenziali danni. Del resto la drammatica vicenda del cantiere Esselunga a Firenze sta a dimostrarlo: gli ispettori del lavoro avevano fatto accesso per ben 9 volte senza rilevare alcuna criticità. Poi le cose sono andate come tutti ricordiamo”.
In questo senso la Cgil torna a ribadire la necessità di un maggiore rigore nei controlli, di un potenziamento degli organici e di una prevenzione più efficace. “La Provincia potrebbe usare lo strumento dei contributi selettivi per incentivare le aziende a mettersi a norma e rispettare le regole sulla sicurezza. Fino a quando, invece, gli sgravi fiscali andranno anche ad aziende inadempienti la sicurezza continuerà a essere percepita come un costo da comprimere il più possibile”, conclude Faggioni.