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Sarebbe dovuto tornare a riunirsi oggi, mercoledì 29 maggio, il tavolo sulla vertenza Pernigotti presso il ministero dello Sviluppo economico, un incontro fissato da mesi, dopo la firma della cassa integrazione a febbraio, per fare il punto sulle reindustrializzazione del sito di Novi Ligure. Invece l'appuntamento è saltato perché l'azienda ha chiesto un rinvio, in vista di "possibili novità imminenti!".
Nell’accordo di novembre tra il premier Conte e i fratelli Toksoz, il gruppo turco si era impegnato a cercare un imprenditore in grado di produrre per conto loro sempre a Novi Ligure. La speranza dei sindacati, dunque, è che il rinvio dell'incontro sia motivato dall'attesa di imminenti risposte proprio da possibili partner e che non sia l’ennesimo tentativo di allungare i tempi non avendo nulla di concreto in mano. Perché se non si trova una soluzione a breve – spiegano i sindacati - salta la produzione di Natale e la fabbrica è perduta.
In realtà è ormai da mesi che si parla di manifestazioni di interesse. All’inizio si era fatta avanti la cremonese Sperlari (dal settembre 2017 di proprietà della tedesca Katjes International Gmbh), poi la novarese Laica, ma non si sarebbe andati oltre il semplice pour parler. Più consistente era apparsa l’ipotesi di un fondo d’investimento indiano, con base a Zurigo, di cui fanno parte 1.200 aziende, mentre era circolato anche il nome dell’azienda senese Sielna, che recentemente ha acquistato il marchio Nannini. Finora, però, ancora nulla di concreto: da qui la richiesta della Flai al ministero, stante “la confusione che non fa che alimentare la preoccupazione dei lavoratori”, di attivarsi al fine di “chiedere alla proprietà turca di fare chiarezza”. Ma ci sarà ancora da aspettare.