Michele Corradino è presidente di sezione del Consiglio di Stato. È stato commissario dell'Autorità nazionale anticorruzione e capo di gabinetto di diversi ministeri. Quando parla di Codice degli appalti si appassiona, ha la foga non solo dello studioso, ma del cittadino consapevole che attraverso la partecipazione attiva e la riflessione che deriva dall’esperienza cerca di cambiare l’esistente. E di appalti se ne intende, essendo stato componente dell’Anac presieduta da Raffaele Cantone. Talmente appassionato che nel 2020 ha dato alle stampe per ChiareLettere un volume che merita d'essere letto: L'Italia immobile. appalti, burocrazia, corruzione. I rimedi per ripartire.
Dialogando con Collettiva, il magistrato afferma: “Gli appalti rappresentano uno snodo importante del Paese. Sono il 9 per cento del Pil, questo naturalmente implica la necessità di una normativa che sia in grado davvero di velocizzarli, ma anche di renderli in grado di dare ai cittadini lavori, servizi, forniture adeguate”. Come fare allora per rendere spedito il procedimento che parte con l’individuazione di opere o servizi da mettere in bando e finisce con la realizzazione delle opere o dei servizi medesimi?
Innanzitutto, ricorda Corradino, ogni cambio di norma prevede un periodo di latenza che rallenta moltissimo tutta la procedura. Dice ancora Corradino: “Le amministrazioni, ma anche i magistrati, gli avvocati, i funzionari, devono tutti studiare le norme cambiate, devono metabolizzarle. E questo prende tempo”. Ma vi è anche un altro aspetto che non è affatto trascurabile: un corpus giuridico come il Codice degli appalti prevede una serie di norme secondarie senza le quali il meccanismo si inceppa. Secondo uno studio de Il Sole 24 ore “mancano ancora 800 provvedimenti secondari del nostro ordinamento giuridico”.
Allora occorre avere bene in mente cosa non funziona. E intervenire chirurgicamente con pochi correttivi ma precisi e incisivi, senza cambiare completamente tutte le strutture normative che regolano gli appalti.
Qual è la direzione di marcia da percorrere per la "riforma chirurgica"? Secondo l’ex componente dell’Anac, “innanzitutto bisogna salvaguardare il principio di trasparenza e di messa a disposizione di tutti i dati”. A tal proposito, si fa fatica a credere che oltre il 50 per cento degli appalti venga assegnato con carta e penna, eppure anche noi siamo entrati nell’epoca della digitalizzazione. E poi – ricorda ancora Corradino – le riforme non devono riguardare soltanto la gara. Abbiamo quattro grandi segmenti degli appalti: la programmazione, la progettazione, la gara e l’esecuzione dei lavori. Il legislatore si occupa sempre costantemente della gara e continua a cambiare le regole della gara, dimenticandosi del prima e del dopo”.
Poi il lavoro. La realizzazione degli appalti, siano opere o servizi, passa attraverso il lavoro degli uomini e delle donne. Il Codice non può prescindere. È ancora Corradino a parlare: “La tutela delle lavoratrici e dei lavoratori deve essere centrale attraverso le clausole sociali, ma non solo”.