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Una nuova sentenza ribadisce la natura subordinata del rapporto di lavoro dei rider. Il tribunale di Torino ha riconosciuto a due ciclofattorini di Foodinho (Glovo) l’applicazione del contratto collettivo terziario, a seguito di un contenzioso promosso da Nidil, Filt e Filcams, assieme alla Cgil, per chiedere la tutela dei diritti al salario e alla salute e sicurezza.
La decisione del giudice impone a Foodinho anche il pagamento ai rider degli arretrati derivanti dalle differenze retributive maturate per l’attività svolta a partire dal 2019. “Si tratta di un ulteriore passo in avanti che sconfessa ancora una volta la logica del cottimo stabilito dall’accordo Assodelivery-Ugl, utilizzato dalla maggior parte delle piattaforme - commentano Nidil, Filt e Filcams Cgil in una nota -. Il tribunale ha riconosciuto che tutto il turno in cui il rider è loggato sulla piattaforma, quindi il tempo intercorso tra il check-in e il check-out nei singoli slot prenotati, è da considerarsi tempo di lavoro, a prescindere dalle consegne svolte, stabilendo di fatto che la possibilità di rifiutare una consegna non è sufficiente a qualificare l’attività dei rider come lavoro autonomo”.
L’accoglimento del ricorso, promosso con i legali di riferimento della Cgil, Silvia Ingegneri, Elena Poli, Matilde Bidetti, Carlo de Marchis e Sergio Vacirca ancora una volta dimostra che ai rider spettano tutti i diritti e le tutele economiche del lavoro subordinato.
“È giunto il momento che le piattaforme del settore food delivery diano risposte adeguate - concludono Nidil, Filt e Filcams Cgil - a partire da Uber Eats, che ha recentemente dichiarato di voler lasciare l’Italia e che ha aperto una procedura di licenziamento esclusivamente per i 49 lavoratori subordinati, lasciando fuori e senza tutele circa 3 mila rider, che non sono lavoratori di serie B”.