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“Siamo ormai a ridosso della Legge di Bilancio e quindi è arrivato il momento di capire quali sono le reali intenzioni del governo sulla previdenza e verificare se c’è davvero la disponibilità a sviluppare un confronto con l’obiettivo di arrivare ad una riforma del sistema, partendo dalle proposte contente nella Piattaforma sindacale”. Lo afferma Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil alla vigilia dell’incontro di oggi con il governo. Negli ultimi mesi la Cgil ha spinto molto sul governo e in particolare sul ministro del Lavoro, Andrea Orlando per sbloccare quella che stava diventando una vera e propria chiusura al dialogo. Lo stesso Ghiselli si era espresso con parole molto chiare su Collettiva.it a proposito della mancanza di ogni riferimento alla riforma delle pensione in tutti gli atti adottati o promossi dal Governo. Anche il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che oggi sarà presente all’incontro con il Governo, in ogni occasione pubblica ha sempre insistito sull’urgenza e la necessità di avviare la discussione sullo schema previdenziale che dovrà sostituire l’attuale Quota 100 e la legislazione legata alla riforma Fornero. Il sindacato vuole che si diano risposte a milioni di lavoratori che vedono la loro prospettiva previdenziale sempre più incerta. Ma che cosa bolle in pentola? Quali sono le vere intenzioni del governo e quali i nodi da sciogliere.
Dopo Quota 100
Il primo punto da chiarire riguarda il sistema previdenziali che sostituirà Quota 100, ma il punto centrale riguarda l’introduzione di nuove forme di flessibilità in uscita oggi impossibile con le rigidità introdotte da diversi provvedimenti legislativi, da ultimo con la legge Fornero del 2011. La Cgil è sempre stata molto chiara sulla necessità di prevedere forme di flessibilità che consentano alle persone di poter scegliere quando andare in pensione. Sul sito della Cgil nazionale la piattaforma e le proposte che sono state presentare mesi fa al Governo e rilanciate il 4 maggio scorso durante l’iniziativa nazionale unitaria, presenti i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.
La piattaforma
Nello specifico la Cgil propone di superare l’impianto della Legge Fornero a partire dal 2022, l’introduzione di una forma di flessibilità in uscita a partire dal 62 anni di età o con 41 anni di contribuiti a prescindere dall’età. Viene proposto poi di riconoscere con dei benefici previdenziali la diversa gravosità dei lavori, il lavoro di cura e delle donne. La Cgil, insieme a Cisl e Uil propone inoltre di offrire una prospettiva previdenziale anche ai più giovani e a chi svolge lavori poveri o discontinui attraverso l’introduzione di una pensione di garanzia. Tra le richieste sindacali contenute nella piattaforma c’è anche la tutela del potere d’acquisto delle pensioni e il rafforzamento e l’estensione della quattordicesima mensilità. Inoltre nella piattaforma delle confederazioni si parla del rilancio della previdenza complementare attraverso un semestre di silenzio assenso.
Il tavolo
Oggi capiremo quindi finalmente il quadro: i tempi e i contenuti della riforma delle pensioni, sempre che di riforma si possa parlare. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, si confronterà con le organizzazioni sindacali per discutere del sistema previdenziale dopo Quota 100. L’unica certezza finora riguarda il fatto che da parte del governo Draghi, non sembra esserci alcuna intenzione di prorogare Quota 100, che permette di andare in pensione avendo 62 anni di età e 38 anni di contributi previdenziali versati a chi maturerà questo requisito entro il 2021. Ma le spinte per rendere più flessibile il sistema previdenziale sono tante. Oltre ai sindacati, ci sono in ballo varie proposte e sollecitazioni provenienti dalle diverse anime politiche che compongono l’esecutivo, che sarebbero poco inclini a lasciare così com’è la legge Fornero senza introdurre nuovi correttivi al posto di Quota 100. In particolare, la Lega e il Movimento 5 Stelle sarebbero intenzionati a promuovere nuovi provvedimenti, ma anche all’interno del Partito democratico e di Leu il ritorno della “Fornero” senza scappatoie sarebbe uno scenario poco apprezzato. In Parlamento sono state presentate diverse proposte di legge in tal senso a firma Nannicini, Serracchiani e Cantone, Durigon.
Il punto di caduta
Essendo così forti le tensioni interne ed esterne al governo Draghi è anche probabile che il ministro Orlando sia costretto a cercare una via d’uscita per salvare la faccia e soprattutto la stabilità dell’esecutivo. Dalle prime anticipazioni che sono circolate in questi giorni si è capito che neppure questa volta il governo pensa in grande. Invece di una riforma che superi la Legge Fornero, si potrebbero battere le strade dell’allargamento progressivo delle aree di lavoratori a cui è concessa un’uscita anticipata (prima dei 67 anni) senza eccessive penalizzazioni. Si pensa infatti ad un allargamento dell’area dei cosiddetti lavori gravosi e una proroga di Opzione donna. Anche sui costi delle diverse operazioni il dibattito è tutto aperto. L’Inps ha recentemente stimato in 9,5 miliardi il costo annuo massimo che deriverebbe dall’introduzione della cosiddetta “Quota 41”. Di ben altro avviso la Cgil che prevede una spesa massima annua di 1,3 milioni, considerando che non tutti i possibili beneficiari uscirebbero dopo 41 anni di lavoro e che l’anticipo della pensione calcolata con il sistema contributivo, ormai prevalente, non è una spesa aggiuntiva ma solo una anticipazione di spesa. Su questo punto la Cgil ha elaborato uno studio approfondito curato da Ezio Cigna responsabile previdenza della Cgil nazionale. Qui il link: