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A Pasqua e Pasquetta i negozi e gli esercizi commerciali non devono restare aperti: tra i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, c’è il sacrosanto diritto al riposo. E a trascorrere le festività con i propri cari. Da anni la Filcams Cgil porta avanti la campagna “La Festa non si vende”, con l’obiettivo di far rispettare i diritti di chi opera nel settore del commercio. Un’iniziativa che si rinnova ad ogni festività prevista sul calendario, perché purtroppo il diritto non è ancora rispettato. Inevitabile allora rilanciarla con forza anche per Pasqua.
Per la Filcams “non si può essere sempre in prima linea. Lavoratrici e lavoratori del commercio chiedono di poter scegliere se lavorare o stare a casa con famiglia e amici nei giorni di festa. A Pasqua lasciamoli in pace”.
Lo stop della distribuzione moderna organizzata
Quest’anno la Pasqua arriva in un momento particolare. Si è appena svolto lo sciopero della distribuzione moderna e organizzata, sabato 30 marzo, ovvero dei lavoratori nelle aziende che fanno capo a Federdistribuzione. Una protesta molto partecipata, con alta affluenza, dopo la rottura delle trattative per il rinnovo contrattuale. La responsabilità è delle aziende: “Sono state le imprese della cosiddetta distribuzione moderna organizzata ad aver rotto la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale, non certo le organizzazioni sindacali”. Così il segretario generale della Filcams Cgil, Fabrizio Russo, aveva illustrato lo sciopero.
I lavoratori coinvolti – circa 240.000 – “sono gli stessi che nel corso dell’emergenza sanitaria da poco superata hanno sempre svolto regolarmente il loro lavoro, anche quando i rischi erano elevati, garantendo un servizio fondamentale alla comunità. Gli stessi che attendono il rinnovo del loro contratto dal 2019 e che ricevono salari fermi alla data dell'accordo siglato tre anni prima, nell'ormai lontano 2016. Sono persone che, con le loro famiglie, cercano faticosamente di far fronte ai contraccolpi sociali ed economici della crisi, dell’instabilità internazionale e di un indice di inflazione fuori controllo con salari anacronistici e datati”. Ecco allora i motivi della protesta.
Sciopero del commercio in Toscana
“Chiuso per festeggiare”. È con queste parole d’ordine che Filcams Cgil Toscana e Uiltucs Toscana hanno proclamato lo sciopero e l’astensione dal lavoro nel commercio durante le festività di Pasqua e Pasquetta 2024. “Lasciare aperti i negozi nelle festività pasquali è un gesto in contrasto con i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori – spiegano le sigle –. Il commercio è da sempre uno dei settori più colpiti da un consumismo insostenibile che vuole negozi sempre aperti e addetti costretti in un modello di società che non consente più di conciliare i tempi di vita e lavoro”.
Rispettare le feste per rispettare le persone, questo l’obiettivo dello stop: “Non diciamo solo no al lavoro festivo, ma dobbiamo rivedere i tempi e i modi del commercio, ripensare il ruolo dei centri commerciali, riflettere sull’apertura continua di grandi strutture, un processo che non tiene minimamente in considerazione la sostenibilità ambientale, urbana e sociale - spiega la Filcams -. Difendiamo il diritto di vivere le feste per valorizzare la vita delle persone”.
Lombardia: “Si può dire no”
La Filcams Lombardia sceglie l'ironia per rilanciare la questione. “Luca è un #guastafeste – si legge in un post –. Luca lavora a tempo pieno in un negozio di abbigliamento del centro. Già pregustava una gita al mare con la sua famiglia per Pasqua ma il suo datore di lavoro lo ha messo in turno, nonostante Luca non avesse mai sottoscritto alcuna disponibilità al lavoro festivo. Luca ha detto no, perché conosce i suoi diritti. Luca è un #guastafeste… ma non delle sue. Fai come Luca, informati”, conclude il sindacato regionale.