"Siamo una multinazionale atipica, una multinazionale della tutela e dei diritti, senza scopo di lucro". Michele Pagliaro, presidente dell'Inca Cgil, definisce così, ai microfoni di Collettiva, il patronato, in relazione alla sua capillare attività nelle sedi estere. Presenti in tutto il mondo, in 26 paesi, "quando siamo nati, quasi 80 anni fa, abbiamo seguito i flussi di emigrazione dei nostri connazionali all'estero e, più di recente, i flussi di immigrazione nel nostro paese, cosa che ci ha portato ad aprire negli ultimi anni sedi in Senegal, Marocco, Tunisia, Albania, solo per fare alcuni esempi".
All'attività all'estero l'Inca Cgil ha dedicato grande attenzione durante la fase congressuale conclusasi a Rimini con il congresso nazionale della Cgil a metà dello scorso marzo. Ai seminari organizzati dal patronato sono confluiti tutti i coordinatori delle sedi estere, "l'occasione per fare un punto più complessivo della nostra rete. Abbiamo osservato, anche in occasione della pandemia, condizioni assurde dei nostri migrati e purtroppo devo evidenziare che nella civilissima Europa i giovani hanno pagato un prezzo altissimo. Da un lato ci sono i migranti che arrivano in Italia e vediamo tutti quello che succede, l'intolleranza che prevale a volte nel nostro Paese. Ma l'Europa non è stata da meno con molte ragazze e ragazzi che, di punto in bianco, a causa della pandemia, hanno visto l'impossibilità di lavorare e non sono stati tutelati anche da quelle misure provvisorie che venivano poste in essere dai vari governi".
"Durante il congresso abbiamo provato a mettere in fila quella che è la condizione della nostra rete, affrontando anche aspetti di carattere organizzativo e formativo, poiché l'Inca lavora alla costruzione della società della mobilità, sempre più multietnica".
Il patronato in Brasile
Intanto, nelle scorse settimane, in occasione della missione dell’Inca nazionale in Brasile, una delegazione del Patronato Inca Cgil è stata ricevuta dai consoli generali di Rio de Janeiro e di San Paolo, rispettivamente Massimiliano Iacchini e Domenico Fornara. La delegazione Inca, guidata dal suo presidente Michele Pagliaro, era composta dalla presidente di Itaca, Valeria Ferrazzo, il responsabile del dipartimento estero Giuseppe Peri e la presidente di Inca Brasile, Valeria De Amorim Pio, appena nominata.
"Le tematiche affrontate - si legge sul sito www.inca.it - hanno riguardato il lavoro fondamentale e la collaborazione tra l'attività del Consolato e quella di tutela individuale svolta dall'Inca, che permette un lavoro in sinergia in particolare per quanto riguarda l'accertamento di esistenza in vita dei pensionati, nostri connazionali residenti in Brasile, e tutto ciò che ruota alle prestazioni di welfare.
Tra i temi affrontati nell’incontro anche le criticità che rendono farraginoso l'esercizio dei diritti, come ad esempio le lunghe attese per il riconoscimento della cittadinanza italiana, le cui pratiche hanno tempi di definizione sempre più lunghi. Una difficoltà che interessa circa 700 mila italiani in Brasile, tanti sono i residenti, oltre 280 mila solo nello Stato di San Paolo, ma si stima in circa 30 milioni i brasiliani che nel loro albero genealogico hanno un parente italiano. Anche in Italia vivono oggi circa 150 mila brasiliani. C’è un interscambio molto intenso e importanti investimenti di società italiane in Brasile in diversi settori".