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C'è un ampio schieramento di opinionisti impegnato ad additare il blocco dei licenziamenti come uno strumento "ideologico" e, in quanto tale, inadatto ad affrontare le "oggettive" necessità dell'economia. Niente di più lontano dalla realtà.
I dati pubblicati da Istat nei giorni scorsi definiscono con molta chiarezza, e altrettanta durezza, il contesto reale attuale e di prospettiva che la crisi sanitaria e le sue conseguenze sul sistema economico internazionale stanno determinando per l'occupazione in Italia. Il numero degli occupati, dipendenti e indipendenti, diminuisce, mentre il tasso di disoccupazione aumenta. Preoccupa l'allargamento del divario generazionale a sfavore dei più giovani che colpisce in particolare la Lombardia, dove il tasso di disoccupazione giovanile sale al 19,2% nel 2020 (dal 18,3% nel 2019) e si conferma tale tendenza anche per questa prima parte del 2021.
In questo quadro, la proroga del blocco dei licenziamenti è l'unica scelta possibile per evitare un ulteriore aumento di disoccupati e dare il tempo al governo, anche se di tempo ne è già passato molto, di costruire un sistema di politiche attive e ammortizzatori sociali, concordato con le organizzazioni sindacali, adeguato ad evitare le drammatiche conseguenze della crisi in atto.
Al contrario, la eventuale conferma dello sblocco, come definito nei provvedimenti del governo, questi sì pesantemente condizionati da una visione ideologica, aprirebbe uno scenario gravissimo e socialmente esplosivo.
A queste scelte, necessarie ma non sufficienti, andranno comunque aggiunti i necessari condizionamenti degli investimenti che si realizzeranno con le risorse europee, vincolandoli alla crescita occupazionale e al superamento dei divari e delle diseguaglianze a partire dalla definizione di un sistema di governance partecipata e preventiva con le parti sociali. Una ripresa economica non accompagnata da una crescita occupazionale, soprattutto per le donne e i giovani, è inaccettabile.
Per questo abbiamo deciso, insieme a Cisl e Uil, di proseguire la mobilitazione con l'organizzazione per il 26 giugno di tre manifestazioni nazionali a Bari, Firenze e Torino, a sostegno delle proposte condivise presentate da tempo al Governo su lavoro e occupazione e su temi fondamentali quali coesione, sviluppo, fisco, pensioni, non autosufficienza, rinnovo dei contratti pubblici e privati, riforma della pubblica amministrazione, della scuola, della cultura e del turismo.
Il confronto con le parti sociali sarà la chiave per un utilizzo efficace, condiviso - e coerente con le prescrizioni dell’Unione Europea - delle ingenti risorse pubbliche messe a disposizione nel Recovery Fund per l'Italia. Continueremo ad insistere per rendere effettivo questo confronto ed efficaci i suoi risultati. Per il bene del Paese.
Alessandro Pagano, segretario generale della Cgil Lombardia