PHOTO
Oltre al Covid, ad aggiungere sale sulle ferite della sanità padovana, è arrivata, nella notte di sabato, la diffusione dei dati sensibili rubati attraverso il vile attacco informatico che ha colpito l’Ulss 6 più di un mese fa. “Un gesto gravissimo – fa sapere Raffaela Megna, segretaria provinciale della Fp Cgil di Padova – i cui danni si sommano a quelli determinati dall’attacco stesso che ha costretto i lavoratori a ulteriori salti mortali per tenere in piedi tutto il sistema”.
“Perché è vero – prosegue la rappresentante della segreteria padovana della Funzione Pubblica – che come riporta la stampa, appena è stato possibile, l’Ulss 6 ha ricominciato a dare le consuete prestazioni alla cittadinanza, ma è altrettanto vero che questo è stato possibile perché i lavoratori hanno sostituito il consueto parco tecnologico in uso in precedenza con carta e penna. Un salto nel passato che, è inutile sottolineare, ha centuplicato gli sforzi e i disagi per tutti”.
“Quanto avvenuto – evidenzia Raffaela Megna – oltre a essere un gravissimo attacco alla privacy di utenti e lavoratori dell’ospedale di Schiavonia, costituisce una profonda ferita al sistema sanitario padovano, sia verso chi quella sanità la deve offrire come servizio, sia verso chi ha il diritto di riceverla come prestazione. Con questo attacco, il diritto alla salute, uno dei più importanti del nostro tempo, così importante da vedersi tutelato dall’articolo 32 della Costituzione Italiana, è stato indiscutibilmente violato. Ma se non è andato completamente in frantumi lo si deve a circa 6700 lavoratori che con indefessa fatica, da più di un mese, lottano per tenere in piedi l'intero sistema, spesso con l'utilizzo di mezzi personali per colmare il vuoto tecnologico che ancora persiste, visto che circa la metà dei computer presenti all’Ulss 6, non sono stati ancora riattivati, così come le piattaforme e le banche dati, utilizzate per fornire le prestazioni. Una situazione che presenta difficoltà quotidiane davanti alle quali i lavoratori non demordono e non si lasciano travolgere”.
“Ma non possono resistere all'infinito – conclude la sindacalista della Fp Cgil di Padova – e ora hanno bisogno di poter pensare che tutto questo finirà. Il personale deve essere messo nella posizione di poter intravedere la luce alla fine di questo tunnel lunghissimo e profondamente oscuro e ha bisogno di date certe che indichino il ritorno alla normalità. È la richiesta che, come organizzazione sindacale, le lavoratrici e i lavoratori ci rivolgono costantemente e che giriamo all’Amministrazione dell’Ulss 6 e, soprattutto, alla Regione Veneto. Non possiamo pensare che le pesanti criticità in cui, da più di un mese, si trovano i lavoratori si traducano in uno stabile peggioramento delle capacità produttive della sanità pubblica. Una beffa, se pensiamo all'importanza di questo settore rivelata dalla pandemia e di cui tutti, a parole, si dicono consapevoli. È arrivato il momento di far seguire le azioni alle parole”.