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Una base di muretto a secco, caratteristica del paesaggio rurale pugliese, dal 2018 riconosciuto come patrimonio Unesco. Sormontato da tre sagome ricavate dai contorni di storiche immagini che lo ritraggono in alcuni comizi. È l’installazione artistica dedicata a Giuseppe Di Vittorio e inaugurata oggi, 5 novembre, in località Masseria Cirillo, in agro di Orta Nova, che fu il primo luogo di lavoro del giovanissimo Peppino, costretto a lasciare la scuola per sostenere la famiglia dopo la prematura morte del padre. Una delle tre iniziative promosse per celebrare il 67° anniversario della scomparsa del padre del sindacato italiano, che avvenne il 3 novembre 1957 a Lecco.
L’idea del progetto si deve a tre compagni militanti della Cgil: Nicola Affatato, Matteo Carella e l’architetto Gianfranco Piemontese, che hanno seguito anche i lavori di esecuzione affidati ad artigiani del luogo. L’opera è stata realizzata con il contributo della Cgil Puglia, delle categorie regionali Spi e Fillea e della Camera del Lavoro di Foggia. E immaginando un omaggio a Di Vittorio, oltre a quel simbolo del lavoro della civiltà contadina fatto di pietre comporto da file parallele di grosse pietre, il suo straordinario rapporto con le masse, simbolicamente rappresentato da quei comizi svolti sempre alla presenza di grandi folle. A ispirare le sagome una foto scattata durante l’intervento sul palco nella sua Cerignola nel 1952, in piazza Castello. Dove a margine fu festeggiato dall’intera città per il suo 60° compleanno, con tanto di piccola cerimonia tenuta nell’aula del Consiglio comunale. Quindi una foto che lo ritrae a a Bergamo, nel 1955, in Piazza Vittorio Veneto. Infine il comizio, sempre del 1955, a Roma in Piazza del Popolo.
Gigia Bucci, Cgil Puglia: “Tutto cominciò in questo luogo”
“Grazie alla disponibilità dei proprietari del fondo – spiega Gigia Bucci, segretaria generale della Cgil pugliese – vogliamo che quella masseria diventi sempre più un luogo della memoria, perché possiamo dire che lì tutto è cominciato. Lì Di Vittorio conobbe il duro lavoro dei campi, il rozzo padronato terriero che trattava i sottoposti come proprietà e ne disponeva a piacimento, che lo spinsero a partecipare alle prime proteste e scioperi, maturando quella sensibilità e attenzione verso la dignità del lavoro che doveva diventare strumento di emancipazione sociale”.
Per Michele Tassiello, segretario generale dello Spi Cgil Puglia, “la memoria, lo vediamo con il costante tentativo revisionista delle destre, è un campo di battaglia che va presidiato. La memoria collettiva plasma l’identità sociale attraverso la condivisione di ricordi e storie, e non possiamo permettere che venga inquinata e distorta da quella parte che nella storia italiana è sempre stata opposta alla giustizia sociale e delle libertà. Memoria viva allora, che parla all’oggi, come quella di Giuseppe Di Vittorio, rispetto a quella dignità del lavoro ferita da precariato e povertà salariale”.
Un luogo allora, lo ha sottolineato Gianni Palma, segretario della Camera del Lavoro di Foggia, “per noi quasi sacro, che vogliamo valorizzare. Qui le sofferenze vissute dal piccolo Peppino lo hanno portato a sviluppare una coscienza che si è trasformata nell'impegno di una vita”.
Antonio di Franco, segretario generale della Fillea nazionale, ha espresso “l’emozione per essere oggi sui luoghi di Di Vittorio. Un uomo che ha avuto un ruolo fondamentale nella ricostruzione dei processi democratici e nell'affermazione del valore sociale del lavoro. E soprattutto oggi il suo insegnamento e la sua azione sono quanto mai attuali”.
Nel suo intervento Francesco Sinopoli, presidente della Fondazione Di Vittorio, ha ricordato “colui che è stato un gigante della politica. Ogni volta che torniamo sul pensiero di Di Vittorio lo verifichiamo. La Cgil deve la sua cultura politica innanzitutto a lui. Grandi intuizioni che partivano sempre dalla condizione degli uomini e delle donne che lavorano. Da qui si può ricostruire oggi una cultura politica anche nelle istituzioni”.