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Antonio Bellanova, un operaio somministrato, ha perso la vita ieri a 31 anni nel porto di Taranto, mentre svolgeva il proprio lavoro. Si tratta dell’ennesimo incidente che grida giustizia, anche perché sono ancora da appurare molti dettagli della sua situazione lavorativa e contrattuale.
“Ci uniamo alla richiesta delle organizzazioni sindacali territoriali nel chiedere chiarezza sulle modalità e la formazione dell’operaio - commentano Nidil Cgil nazionale e Taranto in una nota -. Era preparato a quel tipo di lavoro o era il classico tappabuchi, come spesso accade a chi è più precario? In attesa dei necessari chiarimenti su dinamiche e responsabilità, esprimiamo vicinanza e profondo cordoglio ai famigliari e ai colleghi, che immediatamente hanno proclamato uno sciopero sostenuto dalle categorie di riferimento dei lavoratori portuali, diretti e somministrati”.
Antonio Bellanova è finito schiacciato da una ecoballa all’interno della stiva di una nave, ma solo qualche giorno prima era a fare il pulitore nell’area Laf e nella zona Parchi Minerali della grande acciaieria tarantina. “Come è possibile che un operaio sia in grado di fare due lavori così differenti che prevedono prerequisiti di sicurezza e di esperienza così diversi – dicono i segretari confederali di Cgil e Cisl di Taranto Giovanni D’Arcangelo e Gianfranco Solazzo -, e come può uscire dall’acciaieria per entrare al porto e condurre manovre delicate con tale facilità?”.
I sindacati accendono quindi un faro sul contratto di somministrazione, sulla formazione, su chi avrebbe dovuto controllare, e mentre in queste ore stanno acquisendo ulteriori informazioni, nei prossimi giorni presenteranno richiesta di approfondimento all’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio Porto di Taranto.