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Sono stati rilasciati i dati Istat dell’occupazione per Liguria e province relativi al 2018: Marco De Silva, responsabile ufficio economico Cgil Liguria che li ha elaborati, così li sintetizza “Gli occupati in Liguria nel 2018 sono stati in media 609 mila (+ 6 mila rispetto al 2017) frutto di una crescita dei lavoratori con contratti dipendenti (+ 8 mila unità da 443 a 451 mila occupati) e di un calo degli indipendenti di 2 mila (da 160 a 158 mila). A livello territoriale abbiamo situazioni molto diverse: Genova cresce di 6 mila occupati (336 mila) frutto di una imponente crescita dei dipendenti (+ 12 mila) e di un calo degli indipendenti (- 5 mila); Imperia sale di 2 mila occupati a quota 79 mila, dovuto esclusivamente agli indipendenti; Savona e Spezia calano entrambe di mille occupati rispettivamente a quota 109 mila (- mille dipendenti) e 85 mila (- 3 mila dipendenti e + 2 mila indipendenti)”.
La qualità dell’occupazione però non segue l’aumento numerico: infatti aumenta l’incidenza del tempo-parziale al 21,5% (che per le donne sale al 36,9%) e tra gli occupati dipendenti aumenta del 15% in un solo anno l’incidenza dei contratti a termine sul totale e che interessano il 15,3% dello stock occupazionale ligure. Insomma il processo di precarizzazione e degrado progressivo delle condizioni concrete di lavoro nella nostra regione non pare conoscere ostacoli. Il positivo andamento del 2018 si interrompe nel quarto trimestre che, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, registra una situazione invariata a 605 mila occupati con una divaricazione netta tra le condizioni occupazionali: + 13 mila occupati dipendenti e - 14 mila occupati indipendenti. Anche a livello di genere le dinamiche sono nettamente opposte: +10 mila occupati maschi e -10 mila occupate femmine. Solo il comparto delle altre attività dei servizi cresce del 5,6%, ma per il resto è una lunga sfilza di segni meno: -5,2% commercio e turismo, -2,7% l’industria manifatturiera, -17,6% le costruzioni per finire con -20% l’agricoltura.
Insomma nel IV trimestre si sono presentati, tutti insieme, gli elementi di criticità per la nostra economia che si sono riflettuti pesantemente nel mercato del lavoro ligure. Anche sui tassi relativi a occupazione e disoccupazione emergono alcune novità. Per De Silva “I dati rilevano come il tasso di occupazione regionale salga dal 62,4 al 63%, mentre quello di disoccupazione cresce dal 9,5 al 9,9%". Commenta ancora De Silva: "a livello provinciale resta Imperia la provincia col tasso di disoccupazione maggiore pari al 13,5% (però in calo dal 14,4% del 2017) seguita da La Spezia con il 10% (in aumento dal 9,5%), Genova con il 9,6% (in aumento dal 9,1%) ed infine Savona con il 7,8% (in aumento dal 6,7% del 2017)”.
A commento dei dati Federico Vesigna, segretario generale Cgil Liguria non nasconde criticità e dubbi: “La crescita dell’occupazione è un segnale positivo, ma va letto ed analizzato con attenzione; se da un lato il trend è positivo, dall’altro i numeri non ci riportano ai livelli pre-crisi; nel quarto trimestre la crescita dell’occupazione si è arrestata, segno che l’impatto del crollo del Ponte Morandi ha riguardato tutta la Liguria, anche se in modo meno drammatico di quanto ci si poteva aspettare e che non ci deve far abbassare la guardia. Altro aspetto che ci preoccupa è la contestuale crescita di occupazione e disoccupazione: questo fenomeno tradisce il fatto che si tratta di occupazione a bassa intensità di lavoro, ossia poche ore e basso reddito, come dimostra la crescita di part time e contratti a termine. Leggendo i dati, le principali preoccupazioni del sindacato si soffermano su tre questioni principali: le costruzioni, settore che continua a perdere posti di lavoro (e per il quale domani ci sarà sciopero nazionale con manifestazione a Roma); le difficoltà del tessuto commerciale; il ripetersi dei problemi sul turismo dove alla crescita di arrivi e presenze non corrisponde la crescita dell’occupazione. Questo dato purtroppo conferma come nella nostra Regione la sfida della destagionalizzazione del turismo sia una scommessa ancora lontana dall’essere vinta”.