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“Non è pensabile che la responsabilità di quello che non fa il governo ricada sul sindacato. Se si vuole l'obbligo vaccinale, si vari la legge o si paghi il tampone ai lavoratori”. L’ultima battuta del segretario generale della Cgil Maurizio Landini, all’incontro con il ministro del Lavoro Andrea Orlando che si è tenuto nella serata di ieri (domenica 29 agosto) alla Festa dell’Unità di Bologna, è stata per il green pass. Il leader sindacale ha ribadito la posizione della Confederazione, replicando al titolare del dicastero che affermava come il pass non dev’essere occasione di “una guerra di religione”, bensì “uno strumento per spingere le persone a vaccinarsi, che andrà utilizzato in tutti gli ambiti possibili, specie al chiuso”.
Il confronto, moderato dalla giornalista Maria Latella, è stato molto partecipato e ricco di spunti di approfondimento. “L'idea di precarizzare il lavoro, e che il mercato da solo, se libero, fosse in grado di affrontare tutte le situazioni, ha peggiorato la qualità del sistema produttivo nel nostro Paese”, ha spiegato Landini, evidenziando che “accanto ad aziende che hanno fatto investimenti e accresciuto le loro competenze, si è progressivamente indebolita la qualità generale e si sono ridotte le spese in ricerca e formazione”.
Le aziende che si sono comportate in questo modo sono quelle “che hanno delocalizzato, provenienti quasi tutte dal settore della componentistica e dell'automotive” (un settore “in profonda trasformazione”, ha precisato, cui “servono politiche pubbliche e investimenti delle aziende”). Per Landini, allora, “il presidente di Confindustria Bonomi non dovrebbe solo preoccuparsi di cosa fanno governo e sindacato, ma soprattutto di cosa fanno i suoi associati che si comportano così”.
A Bonomi si è rivolto anche il ministro Orlando, oggetto di critiche da parte dell’esponente di Confindustria per il suo decreto sulle delocalizzazioni, affermando che “nessuno può multare chi se ne va, nessuno è contro la libertà di impresa, ma si può multare chi non mette il territorio in grado di parare il colpo dopo aver preso incentivi pubblici”. Orlando ha poi rilevato che “a volte a pagare il prezzo più alto sono proprio le imprese che operano per le aziende che chiudono, basti pensare a tutte le imprese di servizi che da un giorno all'altro si trovano con spesso l'unico committente che non ci sarà più”.
Riprendendo il filo del discorso, il segretario generale Cgil ha allargato il tema delle delocalizzazioni all’ambito europeo. “La mancanza di un quadro continentale di norme che sia in grado di costruire davvero un’Europa sociale è uno dei problemi che va affrontato”, ha dichiarato Landini, evidenziando la mancanza in Italia di nome ad hoc. “In altri paesi europei – ha concluso – c'è una legislazione che affronta meglio di noi questo problema. È dunque necessario che anche da noi si intervenga dal punto di visto legislativo”.
Da segnalare, infine, la volontà del governo di rifinanziare la malattia per i giorni di quarantena, che quindi tornerà a essere pagata regolarmente dall’Inps. "Prima non c'erano tutte le risorse necessarie”, ha spiegato il ministro del Lavoro Andrea Orlando: “Nel frattempo sono maturate le condizioni perché alcune risorse impegnate in altre direzioni possano essere utilizzate in questo senso. Ne parleremo al prossimo Consiglio dei ministri, ma abbiamo una valutazione assolutamente favorevole a consentire che la quarantena non gravi su lavoratori e imprese”.