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Fabbriche vuote, piazze piene. “Tutte e 40 le piazze del Nord Italia sono piene, lo sciopero è riuscito, i numeri sono anche più grandi di quelli registrati nel primo giorno di mobilitazione lo scorso 17 novembre”, ha detto Maurizio Landini dal palco di Torino all’inizio del suo comizio. Altissima è stata infatti l’adesione allo sciopero indetto da Cgil e Uil nel Nord Italia per l’intero turno di oggi, 24 novembre.
Piemonte
"Avevamo promesso che la mobilitazione sarebbe continuata e lo abbiamo fatto – si legge in un post Facebook della Cgil Piemonte –. Torino, Novi Ligure, Asti, Cuneo e Novara: più di 17.000 persone hanno attraversato i cortei di questa mattina e si sono raccolti nelle nostre piazze. I lavoratori e le lavoratrici del Piemonte scioperano e scendono in piazza contro il governo: adesso basta, vogliamo risposte concrete”. In 10mila in piazza a Torino per il corteo e il comizio finale nel quale ha preso la parola Maurizio Landini.
Liguria
Circa cinquemila manifestanti hanno partecipato al lungo corteo che questa mattina è partito dalla Stazione Marittima di Genova per arrivare nelle adiacenze della Prefettura in Piazza Corvetto. Lo sciopero nazionale e la manifestazione regionale indetta da Cgil e Uil contro la legge di bilancio ha visto la partecipazione di tutte le province liguri. Dal palco sono intervenuti il segretario generale della Cgil Liguria Maurizio Calà e la segretaria nazionale della Uil Vera Buonomo “Oggi siamo in sciopero per dire no ad una manovra economica che non risponde alle esigenze del Paese. Bisogna ridare dignità al lavoro, aumentare i salari e le pensioni. Bisogna investire in sanità su organici e strutture e invece il governo conferma il tetto al numero chiuso per medici e infermieri - così Maurizio Calà segretario generale Cgil Liguria al comizio di questa mattina -. Il Presidente Toti dice di non essere d'accordo con le ragioni dello sciopero, anche se lui sa che se passa questa finanziaria alla Liguria arriveranno 61 milioni di euro in meno che significa che non ci sarà nulla per abbattere le liste d'attesa in sanità e nemmeno per il sociale a partire dai voucher che il Presidente ha promesso sugli asili nido. Noi non ci fermeremo perché solo la lotta determina le conquiste sociali e civili" dichiara ancora Calà. Per Mario Ghini segretario generale Uil Liguria "Noi vogliamo che si aumentino i salari e si dia reale potere di acquisto alle pensioni. In Liguria è una strage continua sul lavoro e le donne sono relegate ai soliti ruoli: i morti salgono a 18 mentre Salvini attacca le nostre piazze e distorce il messaggio delle donne che affermano i loro diritti. Per questo siamo di nuovo qui in sciopero per far avere più risorse a questa regione e al Paese che non ci ascoltano e che smobilitano lo stato sociale. Noi siamo sempre quelli che vogliono dare potere salariale, potere alle pensioni e meno precarietà alle lavoratrici e lavoratori".
Dal palco sono stati ricordati tutti i morti sul lavoro e con loro l’operaio morto ieri a La Spezia. Per Cgil e Uil va posta maggiore attenzione alla sicurezza sul lavoro e al mondo degli appalti e subappalti dove spesso si annidano condizioni di lavoro inaccettabili e anche per formazione e controlli vanno inserite risorse in manovra a partire da nuove assunzioni per personale ispettivo e enti preposti.
Accanto alle rivendicazioni nazionali (superamento della Fornero, lotta all’evasione fiscale ecc.) Cgil e Uil sono in piazza anche per tante emergenze liguri: serve una nuova strategia industriale per affrontare le crisi vecchie e nuove: Ansaldo Energia, Piaggio, Acciaierie d’Italia sono solo alcune delle industrie di respiro nazionale che attendono risposte serie e concrete dal Governo. Dal palco un convinto no all’autonomia differenziata che favorirebbe ancora di più il divario tra regioni creando una frattura insanabile tra nord e sud. E chi pensa che la nostra regione ne trarrebbe giovamento sbaglia.
Oggi è anche la vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne e alla manifestazione di Genova, così come nelle altre piazze dello sciopero, è stato letto l’appello nazionale di Cgil e Uil “Adesso basta stragi di donne!”.
Tra le prime adesioni allo sciopero: settore edile Cosme 90%, Sirce 70%, Amplia autostrade 50%. Comunicazioni: RAI 80%, Telecomunicazioni 40%. Commercio: Ikea 50%, Coop 50%, Compagnia generale trattori 75%, Isma controlli 72%, Ansaldo 66%, Leonardo 62%, Fincantieri 75%, Acciaierie 78%, Riparazioni navali 77%, Fincantieri Muggiano Spezia 70% operai 30 % impiegati. Settore assicurativo e bancari 30 per cento. Coop Liguria provincia di Savona Ipermercati più supermercati su 360 addetti totali 152 adesioni sciopero. Sanac Savona Sanac 95% adesione sciopero, Piaggio 70%, Semar electric 70%.
Lombardia
“La nostra giornata inizia così!”, scrive la Cgil Milano su Facebook di prima mattina.
"Le piazze lombarde piene, il centro nord si ferma oggi per lo sciopero di Cgil e Uil”, scrive la Cgil Lombardia.
"Non siamo un sindacato che si piega, nemmeno con le minacce o con la precettazione. Noi continuiamo sulla strada per avere maggiori diritti e tutele". Così il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, nelle conclusioni della manifestazione di Brescia.
"Abbiamo detto che questa mobilitazione doveva arrivare sui territori, per ascoltare le voci di tutti da nord a sud - ha proseguito - abbiamo l'obbligo di costruire un futuro diverso per i giovani, gli anziani, i lavoratori". Sulla convocazione a Palazzo Chigi, slittata a martedì su richiesta di Cgil e Uil, "abbiamo preso atto con piacere del rinvio della convocazione – ha ribadito - in quale Paese si convocano i sindacati durante le 8 ore di sciopero? Vi ricordiamo che il diritto di sciopero è previsto dalla nostra Costituzione. Ieri, oggi e domani continueremo a difenderlo".
Sulla sicurezza sul lavoro "non avete fatto nulla - ha dichiarato - l'Inail risparmia ogni anno 2 miliardi che mettete nel bilancio dello stato invece di investirli nella sicurezza. Con quale coraggio poi esprimete il vostro cordoglio alle famiglie che hanno perso qualcuno. E quando dite che non ci sono i soldi, finitela di prenderli dalle tasche di lavoratori e pensionati e prendeteli da banche, multinazionali, lotta all'evasione fiscale. Non possono essere sempre gli stessi a pagare. Tassate allora le rendite di capitale al 31% come fanno i Paesi Ocse, non al 26% come ora facciamo in Italia. Tassate le transazioni finanziarie. Applicate l'extratassa a banche e multinazionali, prendete i soldi dove ci sono".
Un corteo vivace, colorato e decisamente molto partecipato ha attraversato questa mattina le vie del centro di Bergamo: circa 1.500 persone, secondo le stime della segreteria provinciale del sindacato, hanno preso parte alla manifestazione indetta da Cgil e Uil nel giorno dello sciopero di tutto il comparto privato nel Nord Italia.
“La grande partecipazione al corteo di questa mattina è il segno che le ragioni portate avanti nella nostra mobilitazione sono quelle che le persone sentono davvero importati nelle loro vite: la necessità urgente di un aumento dei salari e di una piena indicizzazione delle pensioni, il bisogno di una sanità pubblica accessibile e da potenziare, ma anche provvedimenti concreti per aumentare l’occupazione femminile. Queste sono le priorità, questo ha chiesto oggi la piazza anche nella nostra città. Questo governo aveva promesso di superare la Legge Fornero, ma in realtà non è cambiato nulla, anzi vediamo solo peggioramenti” ha dichiarato poco fa Marco Toscano, segretario generale della Cgil di Bergamo.
Come già era stato il 17 novembre con lo sciopero nazionale di sanità, pubblico impiego, scuola e trasporti, al centro della protesta anche oggi c’è stata la richiesta di un cambio di rotta nella legge di Bilancio in discussione in Parlamento. “Si tratta di una manovra socialmente iniqua, che penalizza lavoratori e lavoratrici, pensionati e pensionate, che alimenta il lavoro povero e precario, premia gli evasori e costruisce un fisco ingiusto”, sostengono Cgil e Uil.
Partita da piazza Pontida, la manifestazione è stata aperta dai cartelli con i nomi di tutte le donne vittime di femminicidio nel 2023. Lavoratori, delegati e sindacalisti sono confluiti di fronte alla sede della Prefettura, dove hanno preso la parola, nell’ordine, il segretario generale della Cgil provinciale Marco Toscano, il coordinatore provinciale della Uil Pasquale Papaianni, poi Simona De Martino, delegata Bonduelle Filcams Cgil, Roberto Pezzotta segretario di Uil pensionati, Corinne Galizzi, delegata Evoca Fiom Cgil, Valentina Colombo, Ufficio Migranti e Gruppo Giovani Cgil di Bergamo, Pasquale Tino, delegato Uil, Andrea Bettinelli, delegato ASST Bergamo Ovest della Fp Cgil, e Annalisa Colombo, segretaria della Cgil di Bergamo. L’intervento conclusivo è stato affidato a Pino Gesmundo, segretario nazionale della Cgil.
Mentre all’esterno si susseguivano gli interventi , una delegazione di sindacalisti e lavoratori è stata ricevuta dal Capo di Gabinetto, la viceprefetta Marisa Amabile.
Qui di seguito, i primi dati sull’adesione allo sciopero (prevalentemente riferiti ai reparti produttivi) in alcune aziende della provincia di Bergamo:
Comparto metalmeccanico
Brembo Curno 75% primo turno e giornata - Brembo - vari siti 80% primo turno e giornata
Pilenga Baldassarre Foundry Lallio 100% - Dalmine Costa Volpino 70% primo turno
Exide 70% primo turno; 100% secondo turno - Same 80%
Bianchi Fiv 85% - Mazzucconi 80% primo turno; 90% secondo
Marcegaglia produzione 90% primo turno e giornata - Phoenix 70%
Seilaser 60% - Rono Almenno 80%, primo turno; 85% secondo turno
Tesmec 40% - Siac 95%
Schneider 75% - Evoca Valbrembo 80%
Mp Filtri 70% - Alltub 70%
Settore agroalimentare
Sanpellegrino, operai primo turno 30%, operai secondo turno 80%, impiegati 10%
Finefood media tra il 60% e il 70% (primi due turni)
Parmalat media tra il 20% e il 30% (primi due turni)
Caffitaly media primi 3 turni 20%
Comparto tessile e chimico
Europizzi di Urgnano oltre 70 %
Bidachem di Fornovo S.Giovanni oltre 70 %
Parà di Pontirolo Nuovo, in alcuni reparti sopra il 50%
Settore commercio e servizi
Grande distribuzione, ipermercati, supermercati, attività commerciali: 20%
Turismo (ristorazione collettiva): 15%
Multiservizi (pulizie): 15%
Vigilanza : 15%
Cemento
Heidelberg Materials (Italcementi) Calusco, primo turno 20%; 10% secondo
Emilia-Romagna
Anche l’Emilia-Romagna si è fermata oggi per lo sciopero generale delle regioni del Nord Italia. Fabbriche chiuse e piazze piene. Otto ore di sciopero del settore privato indetto da Cgil e Uil e le relative manifestazioni hanno portato decine di migliaia di persone a sfilare nelle piazze dei capoluoghi della regione.
A Piacenza più di seicento persone sono partite da piazza Cavalli per arrivare in Prefettura. La città è stata interessata anche dalla mobilitazione mondiale dei lavoratori di Amazon che chiedono più salario e maggiori garanzie sulla sicurezza e il benessere dei lavoratori.
Grande adesione anche a Parma alla giornata di sciopero proclamata da Cgil e Uil al grido di “Adesso basta!”. Un lungo corteo rosso e blu di cinquemila lavoratori e pensionati si è snodato lungo il centro storico per terminare in una piazza Garibaldi gremita.
Reggio Emilia ha scioperato lo scorso 17 novembre quando più di diecimila persone hanno manifestato per le strade con un lungo corteo perché oggi la città festeggia il patrono cittadino.
Anche a Modena sono scesi in piazza in diecimila per estendere i diritti e contrastare una legge di bilancio che non ferma il drammatico impoverimento di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati.
"Salvini prendi un Frecciarossa e fai una fermata qui per venirci ad ascoltare". Il ministro dei
Trasporti è ripetutamete chiamato in causa negli interventi dal palco di piazza Santo Stefano a Bologna, dove si sono tenuti i comizi finali del corteo organizzato da Cgil e Uil per lo sciopero generale che oggi ha coinvolto i lavoratori del settore privato. "Qui c'è il Paese reale", scandisce Roberto Rinaldi, segretario organizzativo della Uil dell'Emilia-Romagna, cui è
stata affidata la regia e degli interventi dal palco, conclusi dal comizio del segretario generale della Fiom Cgil, Michele De Palma.
Il corteo, partito da piazza XX Settembre, ha sfilato lungo via Indipendenza, via Rizzoli, per arrivare di fronte alle Sette Chiese. Accanto a 15mila lavoratori e lavoratrici, hanno sfilato anche molti sindaci: non solo quello di Bologna, Matteo Lepore, ma anche Isabella Conti di San Lazzaro, Massimo Bosso di Casalecchio di Reno e tante altre fasce tricolore. Sul sagrato di
Santo Stefano, dopo il 'minuto di rumore' per Giulia Cecchettin e le altre donne vittime di violenza, prendono la parola i lavoratori coinvolti nelle vertenze, prime tra tutte le lavoratrici di La Perla, che hanno sfilato in testa al corteo.
"Abbiamo bisogno di soluzioni per continuate a lavorare e non perdere questa bellissima realtà. Noi siamo madri e mogli e vogliamo mantenere la nostra indipendenza e autonomia perché ci sia ancora un domani per questa preziosa realtà", dice Marina Prati, della rsu. Subito dopo tocca a Sergio Manni, delegato in Marelli, che, assieme ai suoi 228 colleghi, aspetta di sapere se e chi rileverà l'azienda dal fondo Kkr. "Nonostante tutto si perderanno posti lavoro", avverte, mentre dalla piazza si leva il grido "Crevalcore non si tocca". Seguono gli interventi della delegata di Alce Nero, Francesca Selene, e di Filomena Ciocola, rsu al Sant'Orsola. "Tutti hanno
diritto a curarsi. Stanno distruggendo la sanità, quando dicono che il sistema sanitario non ha mai ricevuto tante risorse, stanno mentendo", è l'accusa al governo. Poi, tocca a Michele De Palma, che difende il diritto di sciopero e attacca l'esecutivo Meloni. "Ci hanno comunicato che l'incontro per parlare di lavoro era il primo maggio, perché loro il primo maggio lavorano, o nel giorno dello
sciopero, perché loro non fanno sciopero. Gli antisindacali lavorano il primo maggio e nei giorni di sciopero. Voi disprezzate con arroganza il diritto dei lavoratori di organizzarsi in sindacato", attacca il segretario Fiom. "Pensano di dividerci. Pensano che dividendoci, possano governare. Noi vi stiamo dicendo che siamo uniti e senza di noi il Paese non sarete in grado di governarlo. Lo sciopero dimostra che siamo la parte migliore di questo Paese", avverte.
"Senza di noi qui, non ci sarebbe democrazia. Fate come il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che va davanti ai cancelli con i lavoratori che scioperano per il salario". Poi, ricorda l'alluvione che ha colpito l'Emilia-Romagna a maggio. "Ai nostri figli vogliamo consegnare un mondo in cui non
si rischi la vita per il clima", scandisce. "Sappiano le imprese che quello che chiediamo al governo lo chiediamo anche a loro. Agli uomini danno più che alle donne, è tempo di finirla. L'inflazione mangia il salario, nei contratti gli aumenti devono andare oltre l'inflazione. Imprese e governo dovranno fare i conti con noi", ammonisce, chiudendo il comizio sulle note di Bella Ciao.
Migliaia di persone da tutta la Romagna hanno sfilato a Cesena nella giornata di sciopero, indetta da Cgil e Uil, per protestare contro la manovra economica del Governo. Il corteo è partito dalla stazione ferroviaria per giungere poi in piazza del Popolo, nel cuore della città, dove si sono tenuti i discorsi dal palco. "Questa è una manovra che non ci piace – dice Emanuele Ronzoni, segretario organizzativo Uil -, l'abbiamo detto al Governo, non pensa ai giovani, al precariato, alle
pensionate e ai pensionati e non fa recuperare il potere di acquisto delle loro pensioni, non pensa alle lavoratrici e ai lavoratori, non ci sono risorse per rinnovare i contratti, per la sanità, non c'è un intervento sulla politica fiscale e sulla sicurezza nei posti di lavoro ed è per quello che oggi qui a Cesena, per tutta la Romagna, ma in tutte le regioni del Nord stiamo scioperando per chiedere al Governo di cambiarla questa manovra".
In piazza a Cesena, tra centinaia di bandiere, c'erano anche moltissimo giovani. "La manovra - aggiunge Massimo Bussandri, segretario generale Cgil Emilia-Romagna - fa seguito a provvedimenti già adottati da questo Governo come il cosiddetto 'Decreto lavoro', dove anziché affrontare il tema della precarietà si allargano ancora le maglie per i contratti a termine e si reintroducono i voucher".
"Oggi, 24 novembre, oltre 8000 lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati sopraggiunti dai territori di Ravenna, Forli Cesena, Rimini , hanno risposto all'appello di CGIL e UIL scioperando ed attraversando le strade di Cesena in un grande corteo per contrastare una Legge di Bilancio iniqua che non risponde alle esigenze del paese”. A scriverlo in una nota congiunta
Le richieste sono state scandite a gran voce dagli interventi che si sono alternati sul palco di Piazza del Popolo: “Saremo nelle piazze tutte le volte che sarà giusto scioperare per difendere precari, lavoratori e pensionati. Lo sciopero è un diritto garantito dalla Costituzione ed è inviolabile, e siamo qui, oltre che per rivendicare una legge di Bilancio che risponda alle esigenze delle persone , anche per difendere questo diritto"
E poi ancora il contributo di Massimo Bussandri Segretario Generale della CGIL Emilia Romagna che ha aperto la mattinata e le conclusioni del Segretario Organizzativo Nazionale della UIL Emanuele Ronzoni, interventi che hanno scaldato la piazza e chiesto al Governo di assumere i provvedimenti in materia di lavoro, fisco, sicurezza, previdenza, sanità e politiche industriali, necessari a ridurre le diseguaglianze nel Paese.
Lo sciopero che si aggiunge a quello del 17 di Dicembre ha interessato oggi tutti i settori privati e ha visto altissime adesioni fino anche alla chiusura di impianti e importanti realtà produttive.
"Adesso basta" - è stato lo slogan che ha attraversato il corteo e la piazza. E un affondo è venuto dagli interventi anche sul tema alluvione :"Questa manovra non garantisce i ristori al 100% promessi dal Governo e prevede tagli alle risorse comunali, un tema particolarmente delicato per una terra come la nostra che è stata fortemente colpita dall’alluvione del maggio scorso".
Sul palco di Piazza del Popolo tra i temi sociali affrontati anche la violenza di genere, alla lettura dell’appello CGIL e UIL per dire basta a questa scia di femminicidi, in Italia in media si registra un femminicidio ogni tre giorni, la piazza ha reagito con un minuto di Rumore per Giulia Cecchettin e per tutte le donne rimaste senza voce perché morte per mano di un uomo.
La nostra iniziativa non si fermerà finchè non ci saranno concrete risposte.
Valle d’Aosta
Anche Piazza Pretoria ad Aosta questa mattina era piena. “Non c’è alcuna risposta all’emergenza salariale – ha detto dal palco Vilma Gaillard, segretaria generale della Cgil regionale –: hanno annunciato ‘100 euro in più nelle buste paga’, ma si limitano a confermare quelle in essere, già falcidiate – in media del 17% – da un’inflazione da profitti e speculazione”.
“Hanno detto di ‘rilanciare la contrattazione collettiva’, ma non stanziano le risorse necessarie a rinnovare i contratti del pubblico impiego e a sostenere e detassare i rinnovi nei settori privati. Non fanno nulla per il lavoro stabile e di qualità e non intervengono contro la precarietà, anzi: reintroducono i voucher e liberalizzano il lavoro a termine. Nessun investimento concreto per migliorare la vita e il lavoro delle donne: solo propaganda patriarcale e regressiva”.
Alto Adige
A Bolzano presidio in Piazza Nikoletti.
Friuli Venezia Giulia
Un’adesione alta e «superiore alle aspettative» in molte delle principali aziende del Friuli Venezia Giulia. È il commento dei segretari regionali di Cgil e Uil dopo i primi dati sulla partecipazione allo sciopero generale di oggi, che ha interessato tutti i comparti del manifatturiero e del terziario, una settimana dopo lo stop degli uffici e dei servizi pubblici.
Nelle aziende i primi dati arrivano dal manifatturiero e parlano del 50% di adesioni alla Snaidero, sede anche del presidio organizzato da Cgil e Uil della provincia di Udine, del 70% alla Calligaris, con conseguente fermo produttivo, del 60% alla Precasa, del 55% alle Giuliane 55%, tra il 30 e il 35% alla Fantoni e alla Gervasoni. Sempre in provincia di Udine altri dati arrivano dal comparto metalmeccanico, dove ha scioperato l’80% dei dipendenti alla dl Radiators, alle prese con una delicata vertenza sugli esuberi, il 90% alla Kito chain, il 70% alla Modine e in Metinvest, il 60% nel gruppo Cividale, il 40% alla Marelli, il 30% alle Ferriere nord e il 25 in Abs e in Freud. Nella chimica, sempre in provincia di Udine, le punte massime di adesione si registrano in Coats (100%), Elcrom (100%) e Serichim 80%, mentre Caffaro, Taghleef, Halo e servizi Italia hanno visto assenze comprese tra il 20 e il 25%. Quanto all’industria agroalimentare, le percentuali di astensioni registrate nelle principali aziende (birrificio San Giorgio, Principe, Quality food, Bouvard, Framon, Oleificio San Giorgio) sono comprese tra il 10 e il 20%. Di rilievo, nel settore carta, il 35% di adesioni alla Errebi e il 50% alla Pigna. Venendo alla distribuzione, le adesioni più alte a livello regionale si registrano in Coop alleanza 3.0, dove ha scioperato il 25% dei dipendenti, per scendere al 20% nel gruppo Aspiag (Despar più appalti) e al 10% in Carrefour. in provincia di Pordenone l’adesione è stata pressoché totale nell’ambito delle linee produttive in Electrolux, Nidec e Safop, dove ha scioperato il 90-95% degli operai. adesioni alte o altissime anche Brovedani (80%), Moro kaiser (80%), Cimolai (75%) e Casagrande (45%). passando a Trieste, non sorprende la partecipazione altissima (90%) tra i dipendenti Wartsila, in vista del tavolo ministeriale di giovedì prossimo, ma le adesioni sono alte (50%) anche in ferriera. da rimarcare la massiccia partecipazione dei dipendenti Rai (40%, saltati Buongiorno regione e un tg).
“Le percentuali che ci arrivano dai nostri delegati – commenta il segretario generale della Cgil Fvg, Villiam Pezzetta – sono la conferma di quanto le motivazioni di questo sciopero toccassero temi profondamente sentiti dai lavoratori: il potere di acquisto dei loro salari, la battaglia per le pensioni di oggi e di domani, il sostegno ai rinnovi contrattuali, la difesa della sanità pubblica e del diritto alla salute. Questioni che la Finanziaria del Governo non affronta o affronta male, lasciando irrisolte o in certi casi aggravando le criticità. Da qui l’esigenza di proseguire con questa mobilitazione per cambiare la Finanziaria e le politiche di questo Governo, aprendo un confronto vero sui grandi temi al centro di una piattaforma che era stata presentata dall’intero sindacato confederale». Centrale, come dichiarato ieri da entrambi i segretari regionali e ribadito con forza nei presidi di oggi dai sindacati territoriali, il tema della difesa e del rilancio dell’industria, «tanto più in una regione a forte vocazione manifatturiera come il Friuli Venezia Giulia», sottolinea Pezzetta.
Sui contenuti e sugli errori della Finanziaria si sono incentrati gli interventi degli esponenti nazionali del sindacato saliti in regione, i segretari generali di Uiltrasporti e Uiltemp, Claudio Tarlazzi e Lucia Grossi, che hanno parlato rispettivamente a Trieste e Majano. “Continueremo a batterci – dichiara il numero uno della Uil Fvg Matteo Zorn – per chiedere un cambiamento radicale di una manovra sbagliata e recessiva, che non dà risposte sul fronte dei salari, erosi dall’inflazione, del precariato che affligge i giovani, delle pensioni, dove il centrodestra prometteva riforme in meglio e invece peggiora la Fornero. Chiediamo un altro modello di sviluppo e per questo la mobilitazione non si ferma qui: avremo avanti finché non avremo risposte concrete da questo Governo”.
"Scioperiamo perché vogliamo cambiare una manovra sbagliata che non dà risposte al Paese reale, che non dà sviluppo, che tira via i diritti ai pensionati e ai giovani, non dà risposte salariali, inasprisce le condizioni di entrata pensionistica per i giovani col sistema contributivo, non dà risposte risposte rispetto rispetto alla politica industriale". Così il segretario regionale Uil del Friuli Venezia Giulia, Matteo Zorn, che ha preso parte a Trieste alla manifestazione per lo sciopero del settore privatistico delle regioni del nord, proclamato da cgil e uil. una manifestazione meno partecipata rispetto allo sciopero nazionale del pubblico venerdì scorso, ma che ha voluto ricordare l'omicidio di giulia cecchettin e le vittime degli oltre 100 femminicidi in italia quest'anno, alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. "In questo paese è aumentata la precarietà - ha continuato Zorn - senza che ci sia nessuna risposta concreta da parte di questo governo. ci mobilitiamo per avere risposte precise ai bisogni reali del paese, e un paese che metta il lavoro al centro", ha concluso il segretario Uil. "Si aggiunge una motivazione, che è quella di tutelare il diritto allo sciopero - evidenzia dalla stessa piazza il segretario generale Cgil di Trieste, Michele Piga -. A nulla servono i tentativi del ministro di precettare i lavoratori perché i lavoratori sanno bene cosa comportano le scelte che questo governo ha fatto".
"Sulla questione salariale c'è un'emergenza su cui il governo deve intervenire - continua Piga - sia nei settori privati sia in quelli pubblici. Sulle vicende previdenziali, si è scelto di colpire la lavoratrici e i lavoratori dipendenti". Secondo la Cgil ci vuole un fisco più adeguato, "e non risposte elettoralistiche che non incontrano le necessità dei pensionati e dei lavoratori dipendenti. Abbiamo bisogno di un forte sistema sociale pubblico- sottolinea il segretario- che sostenga il cambiamento e dia una risposta ai tanti bisogni che le persone hanno. Diciamo 'basta' a un governo - conclude Piga - che dà risposte a chi non paga le tasse e chiediamo a questo governo che dia risposte a chi questo Paese l'ha tutelato e ne ha garantito la tenuta".
Veneto
Piazze piene, molte aziende vuote: è questo, in sintesi, il bilancio dello sciopero, proclamato da Cgil e Uil, che ha coinvolto le lavoratrici e i lavoratori veneti del settore privato, che si sono mobilitati oggi insieme ai loro colleghi del Nord Italia.
Le piazze di Rovigo, Padova, Mestre, Vicenza, Verona, Treviso e Belluno si sono riempite, complessivamente, di circa 30.000 manifestanti.
Ma ciò che più conta è l'adesione allo sciopero nelle fabbriche più importanti e nei luoghi di lavoro: nel commercio si è superato il 50%, nell'agroindustriale il 60%, nella metalmeccanica e nel manifatturiero si è astenuto dal lavoro tra il 70 e l'80% degli addetti.
"È il segno - dichiarano Tiziana Basso, segretaria generale Cgil Veneto e Roberto Toigo, segretario generale Uil Veneto - che la misura è colma. La questione salariale va affrontata e risolta, sia con l'azione di governo, sia rinnovando i contratti collettivi. Chiamiamo in causa la politica e le parti datoriali: non è accettabile l'impoverimento di milioni di persone che per vivere hanno bisogno di lavorare e di chi vede la propria pensione erosa dal costo della vita. Ma non è solo questo il punto. È in corso un definanziamento del welfare, a partire da scuola e sanità, che ha conseguenze dirette sulla qualità della vita dei cittadini tutti, e in particolare degli anziani e dei più fragili. Manca anche la parvenza di una politica industriale in grado di affrontare la fase complicata che abbiamo di fronte: con il rallentamento (se non addirittura la recessione) dell'economia tedesca, che ha conseguenze dirette sul nostro tessuto produttivo, con la compressione della domanda interna che avrà ricadute anche sulle imprese, con le sfide della transizione digitale e della conversione ecologica, che non sono più rinviabili, ma che vanno gestite difendendo l'occupazione e creando nuovo lavoro di qualità, e non facendone pagare il costo ancora una volta alle fasce popolari. Su nessuno di questi fronti abbiamo ricevuto risposte convincenti e chi vive sulla propria pelle la crisi sociale in corso non è più disponibile ad accontentarsi della propaganda del Governo. Ma questa giornata di mobilitazione ha affrontato anche un altro, ineludibile tema: quello della violenza di genere. È stata l'occasione per esprimere tutta la nostra solidarietà alla famiglia di Giulia Cecchettin e per rilanciare il nostro impegno contro ogni forma di violenza sulle donne e per migliorare le loro condizioni materiali e di vita. Senza un lavoro sicuro, senza una giusta retribuzione, senza pari opportunità, senza servizi sociali adeguati, indipendenza e libertà rischiano di rimanere scritte solo sulla carta".
Il corteo a Verona
Trentino
"Adesso basta! Oggi scioperiamo!”, scrive la Cgil del trentino in un post che racconta la mobilitazione. “In Trentino 120mila lavoratrici e lavoratori hanno i salari fermi da anni. La priorità del Governo e della Provincia siamo noi. Le basse retribuzioni sono un’emergenza per il Paese e dal Governo pretendiamo risposte su stipendi, fisco, diritti, sanità, giovani. Oggi anche in Trentino come in tutte le regioni del Nord Italia hanno incrociato le braccia i dipendenti del comparto privato: la manifattura, il terziario con i servizi e il commercio, il settore dell’ortofrutta, gli edili, bancari ed assicurativi”.
“1.500 lavoratori e lavoratrici per le strade di Trento e sotto il commissariato del Governo per raccontare delle difficoltà a far quadrare i conti, dell’arretramento delle condizioni di lavoro, delle paure per il futuro”.