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Sindacati in trincea. “Per un Paese nuovo, un Paese diverso, fondato sulla giustizia sociale e sulla possibilità per le persone che lavorano di realizzarsi in ciò che fanno”. Così Maurizio Landini ha fotografato il momento difficile che attraversiamo. Dalla mattina di lunedì al pomeriggio di ieri nelle piazze di tutta Italia è risuonata la voce della Cgil e della Uil, che, insieme a lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati, hanno chiesto alla maggioranza di destra di tornare sui suoi passi, di rivedere, nel metodo e nel merito, una Legge di Bilancio che rischia di lasciare le persone senza risposte in uno dei momenti più bui della storia recente.
Il governo fa pagare chi sta peggio
Dalla pandemia alla crisi energetica, alla corsa dei prezzi, tutto complotta contro un ritorno alla normalità che pure, dopo quasi tre anni di emergenza sanitaria, sembrava a portata di mano. La soluzione avanzata da Giorgia Meloni e dai suoi alleati sarebbe quella di far pagare la crisi a chi sta peggio. Questo ci dicono i due provvedimenti tra i più contestati di questa manovra. L’abolizione del reddito di cittadinanza, benzina sul fuoco di una crisi sociale che sta già dilagando. E la reintroduzione dei voucher che sono l’opposto di quello di cui questo Paese avrebbe bisogno e anziché restituire dignità e valore al lavoro, regolato da un contratto che tutela i diritti, diventa precario e a chiamata.
La voce dalle piazze
Questi punti sono stati sottolineati dalle parole del leader della Cgil nelle piazze nelle quali ha parlato. Prima a Perugia, poi a Bari, infine a Roma, il segretario generale del sindacato di Corso d’Italia ha ripetuto che questo governo è partito con il piede sbagliato. “Non si convocano i sindacati a cose fatte”, li si coinvolge nelle scelte da prendere.
È lunga la lista delle misure contestate a una manovra che non affronta i veri problemi delle persone: i salari fermi al palo, tra i più bassi d’Europa; la gente che non arriva alla fine del mese; la previdenza usata come un bancomat; la precarietà che avanza e avvilisce i giovani che, sempre più spesso, devono scegliere di emigrare per costruirsi un futuro. Devono scappare lontano da un Paese che non ha risorse per loro, anche se l’evasione continua a crescere impunemente.
Il quadro è doloroso. E la battaglia per la giustizia sociale sembra appena all’inizio, come questo governo. Ma sindacati e mondo del lavoro sono decisi a proseguire la mobilitazione. “Meloni stia tranquilla: siamo gente che può durare a lungo", promette Landini.
Il racconto della mobilitazione
→ 12 dicembre: Calabria
→ 13 dicembre: Sicilia Umbria
→ 14 dicembre: Abruzzo Puglia Trentino Valle d'Aosta Veneto
→ 15 dicembre: Marche Piemonte
→ 16 dicembre: Basilicata Campania Emilia-Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Molise Sardegna Toscana