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Le molestie sui luoghi di lavoro sono un fenomeno diffuso, ma poco conosciuto. A confermarlo, una volta di più, l’indagine commissionata dalla Cgil del Trentino all’Università di Trento. I risultati sono stati resi noti con un evento dedicato la scorsa settimana alla presenza della segretaria confederale della Cgil nazionale con delega alle politiche di genere, Lara Ghiglione.
Dalla ricerca condotta su 3.025 iscritte e iscritti o ex-iscritte, grazie al supporto scientifico del Centro Studi Interdisciplinari di Genere dell'Università di Trento, emerge che la maggioranza delle persone intervistate ha subito almeno una volta molestie sul luogo di lavoro.
Le forme maggiormente segnalate riguardano il linguaggio sessista: il 56,1% ha dovuto confrontarsi almeno una volta con racconti, barzellette o commenti offensivi sulle donne o sugli uomini.
Ampiamente diffusi anche i comportamenti discriminatori (come i commenti sull’aspetto fisico o l’abbigliamento, apprezzamenti non desiderati) che hanno colpito il 40,9% delle persone intervistate nell’arco della carriera lavorativa e le attenzioni sessuali indesiderate (35,9%). Le forme di molestia coercitiva o ricattatoria, esercitate anche in modo subdolo o implicito, riguardano il 4% del campione. L’1,1% ha subito vera e propria violenza sessuale.
I molestanti sono per l’86% uomini; nel 59% dei casi è un collega di pari livello, nel 32% un superiore.
Nonostante questo le vittime fanno fatica a denunciare per paura di subire uno stigma, per timore di avere ripercussioni negative sul proprio lavoro.
“È per questa ragione che è importante informare e formare anche per tentare di scardinare lo squilibrio di potere tra maschi e femmine che permea la nostra società e ostacola l'emersione di queste problematiche”, scrive la Cgil del Trentino.
“Ci piacerebbe poter estendere questa ricerca anche a altri territori” ha detto Lara Ghiglione a margine della presentazione. Indicativo il titolo scelto per la ricerca, “Non è una battuta”. “Spesso – spiega Lara Ghiglione – chi mette in atto questi comportamenti non è nemmeno consapevole di mettere in atto comportamenti svilenti, umilianti e violenti”.
Leggi QUI l’indagine completa.