“La vicenda della realizzazione del nodo ferroviario di Genova è risaputa, triste nella sua ennesima interruzione, e inaccettabile per un Paese che ha un bisogno vitale di questa infrastruttura. Quello che non tutti sanno è la grottesca situazione che gli ultimi lavoratori rimasti in forza ad Astaldi-Genova si trovano ad affrontare dal mese di maggio”. Lo affermano Federico Pezzoli (segretario generale Fillea Cgil Genova e Liguria) e Marco Rubini (Rsa Fillea Cgil Astaldi Genova).
“Si tratta – spiegano i due sindacalisti della Cgil – di 30 operai e 10 impiegati, messi da un giorno all’altro in cassa integrazione a causa della rescissione contrattuale dovuta allo stop delle lavorazioni. Dall’aprile scorso i lavoratori sono senza occupazione e senza il riconoscimento della quota mensile di cassa integrazione prevista per legge”. Il sindacato ha chiesto ripetutamente delucidazioni sul mancato riconoscimento economico di quanto previsto, sollecitando sia l’azienda nella produzione della documentazione necessaria all’Inps per l’attivazione della procedura, sia l’Inps stessa di Genova, senza alcun risultato se non un rimpallo reciproco delle responsabilità.
Così proseguono Pezzoli e Rubini: “Il risultato non è altro che la condizione a dir poco imbarazzante che ha lasciato ben 40 lavoratori ancora oggi in attesa della cassa integrazione da maggio e per i mesi successivi. Noi ribadiamo l’importanza della ripresa dei lavori e della realizzazione dell’opera, strategica non solo per Genova, ma per tutto il traffico ferroviario del Nord-Ovest del Paese, dato che questa infrastruttura è parte accessoria/integrante della tratta del Terzo Valico Milano-Genova. È quindi improrogabile da parte del nuovo governo, visto che l’azienda è in concordato preventivo, la nomina della figura del commissario straordinario indicata nel decreto sbloccacantieri divenuto ormai legge, il quale potrà dare il via alla ripresa delle lavorazioni interrotte da inizio anno”.