PHOTO
Il 27-28 febbraio-1° marzo scorsi si è tenuto un corso di formazione, a Impruneta (in provincia di Firenze), dedicato alla sperimentazione di politiche d’inclusione, che è stato oggetto della puntata dell'11 marzo della rubrica 'Quadrato rosso. La formazione va in rete', di RadioArticolo1.
“Si è trattato di un corso particolare, articolato in tre moduli, molto attuale, dove il motto è stato ‘Includere a prescindere’, l’esatto contrario di ‘prima gli italiani’. È un corso sperimentale per resistere e controbattere alle menzogne xenofobe che girano sui social network e anche sulla bocca del governo. Susanna Camusso ha tenuto la prima lezione, incontrando i corsisti partecipanti per spiegare loro cosa succede in Europa e nel mondo e a che punto siamo nella lotta a razzismo e xenofobia. Gli altri sindacati europei e mondiali non hanno tutti una posizione irreprensibile sotto questo profilo. Vi sono forti reazioni nei corpi sindacali. Ad ogni modo, gran parte delle organizzazioni sindacali sono per un’Europa di pace e solidarietà e contro il razzismo”, ha spiegato Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale.
“Sono tanti gli stereotipi e le resistenze da abbattere su questo tema e su cui lavorare per sconfiggere ogni forma d’intolleranza. Vedremo col tempo quanto abbia giovato il corso sotto tale punto di vista. Speriamo abbia attivato una riflessione seria anche nei luoghi di lavoro. Noi siamo partiti con una ‘due giorni’ in cui abbiamo riflettuto su come si manifestano gli stereotipi su razzismo e xenofobia. Abbiamo visto com’è la situazione nei luoghi di lavoro e come si manifestano certi fenomeni all’interno della nostra organizzazione. Sulla base dei primi risultati, abbiamo impostato le giornate successive, con l’idea di dare ai partecipanti degli strumenti di analisi dei fenomeni in atto, di natura economica, demografica e di comunicazione, sempre a proposito d’inclusione”, ha detto Simona Marchi, della Fondazione Di Vittorio.
“I fenomeni di discriminazione sono da contrastare innanzitutto sui luoghi di lavoro. A volte, è difficile vederli e combatterli. Non vogliamo lasciare nessuno escluso. Stiamo cercando di trovare delle contromisure e delle proposte da ragionare su quei fenomeni. Ho avuto una classe fantastica di compagni e compagne. Con il loro contributo individuale, ci siamo arricchiti tutti quanti. Chi ha partecipato al corso ha ravvivato la nostra discussione ed ha elaborato proposte da trasmettere ai territori. Ci siamo accorti di esempi di discriminazione al nostro interno che prima non vedevamo. Ragionando su stereotipi, abbiamo provato a tenere un’assemblea sindacale, dove si faceva un ragionamento complesso su un licenziamento, alla presenza di lavoratori stranieri e italiani. In quel ragionamento si scivolava ogni tanto in ragionamenti di esclusione, piuttosto che il contrario. Questo ci ha fatto riflettere sui nostri comportamenti, per noi abitudinari, ma che in realtà hanno al loro interno elementi di discriminazione”, ha sostenuto Nicola Cabras, uno dei corsisti dell’Impruneta.
“Per quanto riguarda i partecipanti al corso, si è trattato di delegati e funzionari sindacali provenienti da Cdl e categorie di tutta Italia, oltre la metà stranieri, molte donne e molti giovani. Alla fine, abbiamo formato un’aula articolata e complessa. L’idea di fondo era di cogliere tutte le dimensioni del fenomeno e ragionare in termini d’inclusione. Abbiamo tradotto le parole dei partecipanti in fabbisogni formativi e su questa falsariga abbiamo impostato i corsi successivi. Abbiamo analizzato la complessità del tema, le dimensioni macro e micro del fenomeno, tracciando un punto preciso sull’immigrazione. Abbiamo lavorato sul tasso di sindacalizzazione degli stranieri e sulla contrattazione inclusiva, anche per vedere quali sono le dimensioni dell’inclusività nell’ambito della contrattazione. Abbiamo ragionato sugli accordi raggiunti in materia, organizzando una tavola rotonda ad hoc con i migranti, lavorando molto sul tema delle differenze, sull’importanza di riuscire a distinguere fra diseguaglianze e differenze. Molti corsisti hanno storie drammatiche d’immigrazione alle spalle. Nel complesso, è stata un’operazione nient’affatto semplice”, ha proseguito Marchi.
“Sono una delegata Filcams, ed ho origini non italiane. Sottolineo l’importanza della presenza dei delegati stranieri nell’ambito della discussione sull’inclusione. Io ho fatto un percorso lungo all’interno dell’organizzazione sindacale. Per me, la formazione riveste una funzione fondamentale. Il corso dell’Impruneta è stato davvero ad hoc, dove abbiamo parlato anche su quali siano le sensazioni attuali sul fenomeno e quali siano le nostre nuove esigenze. La coprogettazione del corso è stata assai interessante. Abbiamo capito - e il discorso comprende tutti i miei compagni di corso - l’inclusione a 360 gradi, dentro la Cgil, poi nei luoghi di lavoro, infine nella società”, ha affermato Wendy Paula Galarza, altra corsista dell’Impruneta.
“La nostra idea è che queste persone - parlo dei delegati stranieri - rappresentano i soggetti principali della trasformazione sindacale. Non abbiamo una ricetta da proporre sulla nuova Cgil, ma l’unico modo per costruirla concretamente è coinvolgere le persone portartici del cambiamento. L’unico modo per renderla fattibile è far diventare protagonisti le persone che vogliono modernizzare il sindacato. Ora passiamo ai territori e inizieremo da Genova, con un ciclo di formazione specifico sull’inclusione (‘Io, noi e l’altro’, il titolo del corso). Occorre creare reti di relazione e c’è bisogno di non lasciare da soli i delegati stranieri. Anche sul piano contrattuale, nell’ambito della costruzione delle piattaforme. In tale ambito, vari esperimenti sono già attivi sul territorio”, ha concluso Pelucchi.