Il personale quasi dimezzato, 22 licenziamenti su 53 dipendenti. Questo l’annuncio choc della Breviagri (nota anche come “ex Breviglieri”), storica azienda di Nogara (Verona), specializzata nella produzione di macchinari agricoli e appartenente al gruppo Demetra, che il 7 febbraio scorso ha avviato la procedura per la riduzione delle maestranze.

Immediata è stata la protesta di lavoratori e sindacati, che hanno dato vita a sciopero e presìdi davanti ai cancelli della fabbrica. Una mobilitazione che finora non ha ottenuto risultati: nell’ultimo incontro con l’azienda, che risale a metà febbraio, la società ha ribadito i licenziamenti. Il prossimo vertice, convocato presso l’Unità di crisi della Regione Veneto, è previsto per martedì 11 marzo.

Chi è Demetra

Demetra nasce nel 2018 dalla fusione di Breviagri e Agrimaster, due storici produttori italiani di macchinari agricoli, operanti rispettivamente dal 1949 e dal 1984. Nel febbraio 2023 viene acquisita dai fondi di private equity Taste of Italy 2 (gestito da Dea Capital Alternative Funds) e Alcedo V (gestito da Alcedo). In Italia la società possiede due stabilimenti: a Molinella (Bologna) e a Nogara.

Fiom: “Dall’azienda nessuna risposta”

“La Breviagri non ha ritirato i licenziamenti a fronte di una nostra precisa richiesta”, commenta Paolo Olivati (Fiom Cgil Verona), rimarcando che “non ci ha risposto neppure riguardo alla domanda di poter visionare il piano industriale, né ci ha risposto in merito a come sono state investite le sovvenzioni pubbliche che ha ricevuto negli ultimi tre anni”.

La Fiom Cgil rileva che l’azienda avrebbe commesse e lavoro per tutti, sollecitando quindi l’adozione della cassa integrazione straordinaria. Evidenzia che il dimezzamento del personale, colpendo in particolare il comparto della produzione, metterebbe a serio rischio il futuro dello stabilimento. Sottolinea, infine, che l’azienda ha registrato negli anni passati bilanci positivi, e che invece di investire su produzione e macchinari ha preferito distribuire utili agli azionisti.

“Viste le posizioni dell'azienda, proseguirà lo stato di agitazione fintanto che non ritirerà la procedura di licenziamento collettivo”, prosegue l’esponente sindacale: “Noi siamo pronti a continuare con il confronto, ma non possono pensare di licenziare metà del personale senza che ci sia da parte nostra una ferma e decisa opposizione”.

“Siamo di fronte ad aziende che sono state acquisite per lo più da fondi speculativi stranieri e che sono in mano a multinazionali”, spiega il segretario generale Fiom Cgil Verona Martino Braccioforte: “Sono realtà economiche non in crisi, cui non interessa la tenuta dell’industria veronese e italiana. Non fanno investimenti e non si occupano del territorio o della funzionalità delle attività produttive”.

Braccioforte mette in risalto che queste aziende “sono interessate solo ai profitti e alle speculazioni economiche. I fondi si occupano di finanza e di utili, non certo di industria, produzione o lavoro. Hanno una visione totalmente miope delle società che si ritrovano a gestire, non si curano della tutela dei dipendenti o della tenuta occupazionale e produttiva del territorio dove si trovano a speculare”.