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Le lavoratrici sono maggioranza nel settore finanziario, rappresentando il 50,5% del totale, pari a poco più di 249 mila addette rispetto ai 244 mila lavoratori, ma subiscono disparità salariali e di carriera: una segregazione verticale che non riconosce e non valorizza il loro contributo.
Pur essendo in maggioranza, infatti, non c’è una corrispondenza di donne nei ruoli apicali: le loro carriere incrociano il soffitto di cristallo nella posizione di impiegate, “lasciando” agli uomini le posizioni di vertice. Anche sul piano salariale, a parità di inquadramento, si registra un gap che penalizza le donne, non ascrivibile esclusivamente al part-time, che pure coinvolge un terzo delle lavoratrici del settore.
È una ricerca della Fisac Cgil, insieme al suo coordinamento Donne, grazie a una elaborazione dell’Ufficio studi e ricerche della categoria sui dati Inps, a scattare la fotografia sul divario di genere nel settore finanziario (che ricomprende le attività creditizie, finanziarie, parabancarie e assicurative), in occasione della Giornata internazionale delle donne per la campagna della categoria “Ora è il tempo di agire!”.
“Sono di più eppure in poche occupano posti al vertice e a parità di posizione non guadagnano quanto gli uomini – commenta la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito –. Ed è per questa ragione che abbiamo promosso la campagna ‘Ora è il tempo di agire!’, per accompagnare alla denuncia delle disparità e delle discriminazioni che investono le donne, il bisogno di cambiare adesso le cose”.
Secondo la ricerca, infatti, benché siano maggioranza, è forte la disparità che le donne subiscono in termini di carriera: fatto 100 il totale degli impiegati nel settore finanziario, il 61% è donna mentre il 40% è uomo. Le cose si invertono nei ruoli di vertice: le donne quadro sono il 35%, mentre gli uomini il 65%, le donne dirigenti sono soltanto il 20% contro un 80% di uomini.
Inquadramento: soprattutto impiegate
Guardando alla distribuzione di genere nelle categorie professionali, tralasciando il marginale segmento fatto di operai, apprendisti e altro, l’occupazione delle donne è così suddivisa: il 74% sono impiegate (per un totale di 184.665), il 22% quadri (54.948), l’1% dirigenti (2.882). Per gli uomini invece: 51% impiegati (125.570), 41% quadri (100.771) e 5% dirigenti (11.533). Sempre nel settore finanziario, inoltre, le lavoratrici con contratti part-time sono il 28%, mentre gli uomini con lo stesso contratto sono il 4%.
Salario: il 13% in meno
Infine, le disparità salariali. Guardando al salario medio per genere e categorie professionali alla luce dei dati Inps – che permettono quindi di scorporare il salario dei contratti a tempo pieno dal totale complessivo sterilizzando l’effetto part-time – emerge come un’impiegata guadagna in media 38.697 euro l’anno rispetto ai 44.443 euro di un impiegato, il 13% in meno. Procedendo in avanti una donna quadro guadagna 62.992 euro rispetto ai 70.157 di un uomo di pari categoria (-11%). Infine, tra i dirigenti, una donna guadagna 182.633 euro rispetto ai 227.460 euro di un uomo (-20%).
Per Susy Esposito, segretaria generale della Fisac Cgil, “le disparità tra uomini e donne all’interno del settore finanziario, così come emergono dallo studio da noi prodotto, hanno una sola ragione: il tempo. Le donne, sulle quali in prevalenza grava la gestione familiare, non possono dedicare al lavoro il tempo che invece gli dedicano gli uomini".
"Sappiamo bene che i percorsi professionali, così come gli incentivi, premiano il tempo che si mette a disposizione delle imprese. E il tempo le donne non lo hanno. Ed è per questo che ora è il tempo di agire. Abbiamo bisogno di donne ai vertici, capaci di praticare una visione diversa che valorizzi il percorso delle donne e il loro ruolo nella società. Ne guadagneremmo tutti”, conclude Esposito