PHOTO
Parte oggi, 15 luglio, con un volantinaggio in zona stazione a Foggia la Brigata del lavoro promossa dalla Flai Cgil che vedrà sindacalisti di tutta Italia fino al 26 luglio girare le campagne del foggiano per incontrare operai e operaie del settore agroindustriale, informarsi sulle condizioni di lavoro, fornire assistenza su diritti e doveri anche attraverso brochure multilingue, fornire assistenza anche sul piano sanitario grazie a una collaborazione con la ASL.
“Da anni la Flai a livello nazionale – ha spiegato nel corso della conferenza stampa di presentazione del progetto Diritti in campo il segretario generale della categoria dei lavoratori agricoli di Foggia, Giovanni Tarantella – si è caratterizzato per il suo essere sindacato di strada. Non potrebbe essere diversamente per la natura del lavoro agricolo soprattutto in questa stagione di grandi raccolte. Il nostro intento è fornire anche un minimo di supporto ai lavoratori, portando loro acqua – in queste giornate di gran caldo ci dicono che le scorte a disposizione purtroppo finiscono subito –, dei cappelli per ripararsi dal sole, dei giubbotti catarifrangenti per segnalare alle auto i frequenti spostamenti che compiono in ore buie a piedi o in bici. Ovviamente è per noi importante parlare con loro per capire se e come è cambiato il sistema del lavoro nelle nostre campagne, nello stesso tempo informando sui diritti contrattuali, soprattutto i braccianti stranieri che hanno anche difficoltà con la lingua”.
Con le sue 24mila aziende, gli oltre 100 milioni di valore di export, soprattutto i 480mila ettari di superficie agricola – un terzo di tutta la Puglia – la Capitanata è, a livello nazionale, tra le province più importanti per le produzioni agricole, soprattutto ortofrutticole e cerealicole. E degli oltre 45mila operai agricoli censiti dall’Inps, più di 13mila sono stranieri. Questo per quel che riguarda la parte in regola.
“Poi sappiamo che questo territorio è caratterizzato da tanta illegalità, sfruttamento, caporalato – ha ricordato Antonio Gagliardi, segretario generale della Flai Cgil Puglia –. Per questo replichiamo in Capitanata questa esperienza di Diritti in campo che non è certo la prima. Noi lo diciamo da tempo: il caporalato è un sistema che si è sostituito allo Stato e solo con un approccio sistemico può essere sconfitto. Servono servizi pubblici efficaci e veloci di intermediazione di manodopera, attraverso i Centri per l’impiego e anche con il supporto degli enti bilaterali. Serve intervenire sul trasporto mirato nei fondi agricoli, serve –soprattutto per gli stranieri – garantire vera accoglienza. Lo Stato, se vuole davvero sconfiggere un fenomeno che sfrutta le persone, le ammazza, che alimenta circuiti ed economie criminali, deve riappropriarsi del suo ruolo. Noi siamo sempre pronti a collaborare con tutti e se serve a denunciare le cose che non funzionano. Purtroppo c’è un elemento che indebolisce l’azione di contrasto allo sfruttamento ed è la legge Bossi-Fini, che alimenta la clandestinità e non permette ai lavoratori e lavoratrici di poter reclamare diritti”.
Proprio sul ruolo delle istituzioni è intervenuto il segretario generale della Cgil di Foggia, Gianni Palma. “Proviamo sempre a coinvolgere su questi temi tutti gli attori sociali e soprattutto istituzionali. Siamo presenti come Cgil ai tavoli prefettizi per il progetto di superamento dei ghetti, e saremo attenti che le risorse non servano solo a costruire immobili ma appunto a fornire tutti i servizi e i diritti necessari all’integrazione e fondamentali per un vivere dignitoso. In questo senso c’è un progetto con la ASL che vedrà operatori sanitari affiancarsi alle Brigate del lavoro nel tour per i fondi e le aziende con una unità mobile attrezzata per fare uno screening preventivo oncologico a campione tra i lavoratori e le lavoratrici per quel che riguarda i tumori della pelle, che hanno una incidenza purtroppo alta per lavoratori esposti per molto tempo al sole. È un primo passo ma è un segnale importante di attenzione delle istituzioni verso questi lavoratori che non possono rimanere invisibili”.